La nuova frontiera del pharma: circuiti elettronici commestibili

Un’area di ricerca specializzata nella realizzazione di dispositivi e circuiti elettronici completamente in materiali organici, biodegradabili e assimilabili dal corpo. È l’elettronica commestibile, i cui primi dispositivi – radio pillole ingeribili, dotate di circuiti in grado di trasmettere informazioni all’esterno – risalgono tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta. Oggi il modello è sfruttare approcci fondati su capsule che incorporano elettronica rigida sofisticata, oppure chip integrati su pillole ingeribili. Pillole (del futuro) elettroniche e dotate di batterie commestibili – prodotte con materiali biodegradabili – alimentate dagli stessi fluidi acidi naturalmente presenti nel corpo, come i succhi gastrici che possono fungere al pari di elettroliti che generano corrente.

Materiali ecosostenibili

Uno scenario al quale lavorano centri di ricerca in tutto il mondo, come quello della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania. Qui l’esperto di bioingegneria Christopher Bettinger sta studiando in che modo produrre dispositivi elettronici digeribili ricorrendo a materiali completamente naturali (come i minerali contenuti negli alimenti oppure i pigmenti presenti nella pelle e negli occhi). Dagli Stati Uniti all’Italia, dove un team di ricercatori sta sviluppando una tecnologia per fornire pillole e farmaci – ma anche alimenti – di circuiti elettronici commestibili realizzati mediante tecniche di stampa in materiali organici, biocompatibili. L’obiettivo? Superare i limiti degli approcci precedenti, soprattutto la difficoltà nella fase di assunzione ed eliminazione nonché i costi molto elevati.

Johnson & Johnson: multa da 572 milioni per il caso oppioidi in USA
Farmaceutica: l'Italia è il più grande produttore in UE con un fatturato da 32 miliardi di euro

Flash news simili

Editoriali

L’esperto risponde