Farmaci per il diabete potrebbero essere utili per trattare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, poiché affrontano aspetti metabolici correlati come i depositi di amiloide e l’infiammazione. In particolare, i GLP-1 agonisti sono oggetto di studio per valutare la loro capacità di contrastare il grave declino cognitivo associato a queste patologie cerebrali difficili da trattare.
Si spera che migliorando l’utilizzo del glucosio e riducendo l’infiammazione in tutto il corpo, compreso il cervello, si possa rallentare la progressione di queste malattie debilitanti. Diversi scienziati hanno evidenziato l’aumento della ricerca che sostiene l’impiego di farmaci per il diabete nel trattamento delle malattie neurodegenerative.
I recenti risultati positivi sui farmaci per l’Alzheimer sviluppati da Eisai/Biogen e Eli Lilly, che dimostrano come la rimozione delle placche amiloidi possa rallentare il declino cognitivo, hanno rinfocolato l’interesse per la teoria dell’amiloide che era stata messa in secondo piano dopo i fallimenti precedenti nella sperimentazione di agenti contro l’Alzheimer.
La professoressa Suzanne Craft, esperta di gerontologia presso la Wake Forest University School of Medicine, ha sostenuto la necessità di testare trattamenti come i farmaci per il diabete per ridurre l’avanzamento della malattia. Attualmente, sta conducendo uno studio sull’uso dell’insulina intranasale in combinazione con un altro antidiabetico.
Si ritiene che i trattamenti per il diabete possano amplificare i benefici clinici dei farmaci anti-amiloidi e portare a una stabilizzazione o addirittura a un recupero nei pazienti affetti da Alzheimer. Secondo Craft, questi farmaci potrebbero svolgere un ruolo nella rigenerazione e impedire l’accumulo dell’amiloide.
La ricerca sugli antidiabetici, in particolare sulla classe dei GLP-1 agonisti, è incentivata dagli interessi commerciali a causa del loro potente effetto sulla perdita di peso.