Boom di dimissioni per motivi etici: ecco cosa sta succedendo

Esplodono le “Dimissioni di Coscienza“: sempre più lavoratori negli Stati Uniti e nel Regno Unito decidono di lasciare il proprio impiego a causa di conflitti etici con l’azienda. Questo nuovo fenomeno, chiamato “conscious quitting” o “dimissioni a favore del clima“, sta attirando l’attenzione dei datori di lavoro. Dopo le “Grandi Dimissioni” e le dimissioni silenziose, il 2023 sembra essere l’anno in cui le persone prendono decisioni consapevoli basate sui propri valori.

Nel caso delle Grandi Dimissioni, le motivazioni principali erano legate alla ricerca di flessibilità, equilibrio tra lavoro e vita personale, e meritocrazia. Il Quiet Quitting, invece, ha evidenziato un nuovo approccio al lavoro, particolarmente diffuso nella Generazione Z, focalizzato sul benessere, l’equilibrio e la prevenzione del burnout.

Nel fenomeno delle Dimissioni di Coscienza, invece, i lavoratori decidono di lasciare il loro lavoro perché l’azienda non rispecchia i loro valori. Uno studio condotto da Paul Polman, ex amministratore delegato di Unilever, ha rivelato che il 50% dei lavoratori americani e il 45% dei lavoratori britannici sarebbero disposti a lasciare il proprio posto di lavoro se i valori dell’azienda non sono allineati con i propri. Inoltre, circa un terzo degli intervistati ha già lasciato un lavoro in passato a causa di un conflitto di valori. I giovani, in particolare, sono più propensi a prendere questa decisione, con oltre il 40% della Generazione Z e dei Millennials che dichiara di aver abbandonato un incarico per motivi etici.

Questo fenomeno non riguarda solo gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma coinvolge anche l’Europa. Un sondaggio ha rivelato che un quarto dei lavoratori europei sarebbe disposto a dimettersi per entrare in un’azienda più in linea con i propri valori.

Inoltre, secondo uno studio della Banca europea per gli investimenti, il 62% degli europei considera importante che il proprio datore di lavoro si impegni nello sviluppo sostenibile. La Generazione Z, in particolare, è molto sensibile a questo argomento, con il 76% dei giovani tra i 20 e i 29 anni che ritiene lo sviluppo sostenibile un fattore importante nella scelta del datore di lavoro.

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