La farmaceutica spinge l’economia, ma sulla governance troppi nodi irrisolti

L’analisi di I-Com: “I problemi da risolvere non mancano. A cominciare dai tetti di spesa, in particolare sugli acquisti diretti, che generano gravi e crescenti squilibri”. Anche su investimenti in R&S si può fare di più

La farmaceutica si conferma ogni anno un pezzo fondamentale dell’economia italiana. Ma per la tenuta e la crescita di questo comparto bisogna ancora sciogliere diversi nodi che riguardano la governance della spesa farmaceutica, a partire dalla questione dei tetti di spesa. E scommettere con più energia sulla Ricerca e Svilluppo e l’attrazione di investimenti. È lo scenario descritto da uno studio dell’Istituto per la competitività (I-Com) presentato oggi a Roma. I risultati dell’analisi del think tank sono riportati nel rapporto “L’innovazione della vita. Ricerca, produzione e digitalizzazione nel settore farmaceutico per un modello italiano di successo”.

Nodi irrisolti

Secondo gli esperti di I-Com, la tenuta industriale di questo comparto è un volano al quale non si può rinunciare ed è “fondamentale che una riforma strutturale della governance farmaceutica parta dall’affrontare le principali questioni che nel corso degli anni hanno messo alla prova la tenuta del comparto farmaceutico in Italia e che rischiano nel futuro prossimo di invertire la tendenza positiva che il settore è stato in grado di assumere nel tempo, nonostante le difficoltà”. Il report fa riferimento in particolare a:

  • definizione del finanziamento della spesa farmaceutica in un’ottica di medio-lungo periodo;
  • modulazione dei tetti di spesa, compreso il funzionamento dei fondi per i farmaci innovativi ed oncologici innovatici;
  • applicazione della cosiddetta equivalenza terapeutica “di classe”;
  • possibilità di conservare le “clausole di riservatezza” in sede di negoziazione dei prezzi.

“I dati dimostrano – commenta il presidente dell’Istituto per la Competitività, Stefano da Empoli – l’importanza fondamentale dell’industria farmaceutica nel tessuto economico e manifatturiero italiano. Il nostro Paese ha consolidato il primato europeo, trainato dall’export, sulla produzione e negli ultimi anni ha fatto anche registrare un significativo recupero dal punto di vista dell’occupazione. D’altro canto pure la ricerca, su livelli ancora inferiori alle potenzialità del nostro Paese, presenta un trend in crescita. Numeri positivi che dipendono, in parte certo rilevante, dall’impegno delle aziende a capitale estero che operano e che investono in Italia. Un segnale inequivocabile di fiducia, che però non deve far dimenticare al nostro Paese le criticità tuttora irrisolte”.

A partire dalla governance, ma non solo: “Mi riferisco, tra le altre, alla governance sanitaria e farmaceutica e ai tetti di spesa, in particolare sugli acquisti diretti, che danno luogo a gravi e crescenti squilibri. Oltre a sciogliere i nodi che ci trasciniamo da tempo – avverte dobbiamo anche evitare di aggiungerne degli altri. Sulla questione della confidenzialità delle clausole di prezzo, ad esempio, il nostro Paese deve evitare fughe in avanti che rischierebbero di danneggiare sia i pazienti che il sistema nel suo complesso”.

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