Venerdì 25 febbraio i lavoratori della Teva di Nerviano hanno deciso di organizzare una protesta bloccando il Sempione. Muniti di cartelloni, bandiere, trombe sirene e fischietti, circa un terzo dei dipendenti attivi presso il sito, pari a un centinaio, hanno manifestato davanti allo stabilimento di via Pasteur. Già a maggio dello scorso anno si era tenuta una prima protesta, tuttavia, questa volta la partecipazione è stata decisamente maggiore come affermano i sindacati.
La posizione dei sindacati
La preoccupazione espressa dai sindacati riguarda non tanto il processo di compravendita che è soggetto a clausole di riservatezza, quanto all’importante fuoriuscita di dipendenti. Presso lo stabilimento Teva, infatti, sono circa 60 le persone che hanno deciso di lasciare l’azienda, in base alle dichiarazioni rilasciate da Francesco Restieri della FILCTEM CGIL.
Le ragioni alla base della manifestazione
La situazione attualmente sembra essere caratterizzata da una forte disorganizzazione che ha causato preoccupazione e malessere nei dipendenti. Il futuro ancora ad oggi rimane incerto e questo contesto ha portato già ad un’azione di protesta con uno sciopero. Le agitazioni però proseguiranno fino al 2 marzo, giorno dell’incontro di Teva con la Regione Lombardia.
La posizione dell’amministrazione comunale
Insieme ai lavoratori della Teva che hanno organizzato la protesta, troviamo anche la sindaca di Nerviano, in segno di particolare vicinanza ai lavoratori da parte dell’amministrazione comunale. La prima cittadina ha ribadito che: “Come amministrazione comunale stiamo seguendo la vicenda. Io stessa ho partecipato al tavolo di lavoro in Regione Lombardia a dicembre, al quale è seguito un aggiornamento da remoto circa 20 giorni fa, e il 2 marzo ci sarà un altro appuntamento in Regione per vedere come evolve la situazione di crisi aziendale. La situazione di incertezza acuisce il senso di precarietà dei lavoratori, come è assolutamente comprensibile, e ovviamente auspichiamo una soluzione in tempi rapidi: speriamo che le offerte che in questo momento sembra siano pervenute all’azienda possano in qualche modo concretizzarsi in un piano industriale effettivo ed efficace per i lavoratori e per l’azienda che in campo medicale pensiamo abbia comunque un futuro”.
Cristina Musumeci