Ranitidina, Aifa blocca l’utilizzo di oltre 500 prodotti

Circa 200 lotti sono stati ritirati in via precauzionale perché contenenti il principio attivo prodotto presso l’officina farmaceutica indiana Saraca Laboratories LTD contaminato da un’impurezza, la Ndma, classificata come probabilmente cancerogena. Per gli altri ora vige il divieto di utilizzo

Proprio come era successo con i farmaci contenenti il principio attivo vansartan nel luglio del 2018, lo scorso 20 settembre l’Aifa ha disposto il ritiro in via precauzionale dalle farmacie e dalla catena distributiva di tutti i lotti di medicinali contenenti ranitidina – un inibitore della secrezione acida dello stomaco– prodotta presso l’officina farmaceutica indiana Saraca Laboratories LTD. Il problema sembrerebbe essere lo stesso riscontrato lo scorso anno con i sartani, ovvero la contaminazione con un’impurezza – la N-nitrosodimetilammina (Ndma) – appartenente alla classe delle nitrosammine.

La lista si allunga

In aggiunta l’Ente, ha anche disposto il divieto di utilizzo di tutti i lotti commercializzati in Italia di medicinali contenenti ranitidina prodotta da altre officine farmaceutiche diverse da Saraca Laboratories LTD, in attesa che vengano analizzati. In questi casi infatti le autorità sanitarie operano secondo il principio di precauzione, che prevede di ridurre al minimo i rischi per il paziente, limitando l’esposizione alla sostanza potenzialmente dannosa. In totale, nella lista “nera”, si trovano oltre 500 prodotti (195 sono quelli ritirati) tra cui Zantac, Ranibloc, Raniben, Ranidil, Ulcex, Buscopn antiacido e diverse marche di generici della ranitidina. Farmaci utilizzati nel trattamento dell’ulcera, del reflusso gastroesofageo, del bruciore di stomaco e di altre condizioni associate a ipersecrezione acida.

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