Soffre di diabete di tipo 1 circa lo 0,3% di tutta la popolazione italiana, corrispondente a circa 180.000 connazionali. Tra queste, dal 2016 al 2018, quelle che utilizzano il microinfusore sono passate dal 12,6 al 17%, come certificano i dati degli Annali dell’Associazione medici diabetologi (Amd).
Da oggi, per le persone che adottano il microinfusore, ma anche per tutte quelle in terapia multi-iniettiva che potrebbero beneficiarne ma non hanno trovato negli strumenti tradizionali una risposta alle loro necessità, arriva in Italia un’importante novità: la prima micropump senza catetere di Roche Diabetes Care.
“Si tratta di un incremento significativo, che avvicina il nostro Paese alla media delle altre nazioni europee, in cui la terapia insulinica sottocutanea in continuo mediante microinfusore, conosciuta anche con la sigla Csii, riguarda una persona con diabete tipo 1 su 5”, spiega Emanuele Bosi, primario diabetologo dell’Ospedale San Raffaele e professore di Medicina Interna all’Università VitaSalute San Raffaele di Milano.
“I vantaggi dell’impiego del microinfusore – prosegue – sono molteplici. Favorisce, infatti, un miglior controllo della glicemia, con minori fluttuazioni nei livelli di glucosio nel sangue, la riduzione degli episodi di ipoglicemia e, in ultima analisi, la diminuzione del rischio di sviluppare complicanze della malattia. Più limitato, per un insieme di ragioni cliniche, pratiche e organizzative, il ricorso a questo tipo di trattamento nelle persone con diabete tipo 2”.
“Di ridotte dimensioni, 6,3 per 3,9 centimetri, la metà di un bancomat, e spesso 1,4 centimetri – racconta Massimo Balestri, amministratore delegato Roche Diabetes Care Italy – la micropump viene applicata direttamente sulla pelle nel punto di infusione prescelto, in genere sul braccio o sull’addome, senza bisogno di alcun catetere che la colleghi all’ago-cannula”.
Pharma Kronos – 11 dicembre 2019 – n° 199 – anno 13