Farmaci, da rifiuto alcol a lingua nera, viaggio tra gli effetti collaterali più bizzarri

Effetto collaterale: zero voglia di bere alcolici. E’ l’insolita situazione in cui si sono trovati alcuni pazienti, usando un farmaco per il diabete, Ozempic*.

C’è chi – come viene raccontato in un servizio pubblicato online sul ‘New York Times’ – non ha più toccato un bicchiere di vino. “Non ne ho provato alcun piacere“, ha raccontato al quotidiano Usa per esempio Eva Monsen, 46 anni.

Ma non è l’unico caso di effetti indesiderati strani e inediti che si scoprono assumendo medicinali. Dal Viagra* ai farmaci studiati per un’indicazione e finiti a curare l’alopecia, passando per gli anti-Parkinson che accendono il desiderio di gioco d’azzardo, la lista non è breve.

Quello degli effetti collaterali è un mondo“, dice all’Adnkronos Salute Luca Pasina, a capo del Laboratorio di Farmacologia clinica e Appropriatezza prescrittiva dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.

Tornando a Ozempic, man mano che più persone utilizzano il farmaco – si legge nel reportage dagli Usa – il numero dei pazienti che riferiscono esperienze simili aumenta. In sequenza, secondo quanto riportano, iniziano il farmaco e smettono di bere alcolici.

A confermare questi racconti sono anche i medici. “E’ certamente qualcosa che ho sentito dire da molti dei miei pazienti, di solito in modo positivo“, afferma Robert Gabbay, responsabile medico e scientifico dell’American Diabetes Association. Qualcuno dice di sentire proprio il rifiuto alla vista di un calice, e chi parla di vero e proprio disgusto per l’alcol.

Semaglutide, il principio attivo di questo farmaco, aiuta a controllare i livelli di insulina e di zucchero nel sangue e può anche potenzialmente influenzare le aree del cervello che regolano il nostro desiderio di cibo, analizza Janice Jin Hwang, capo della Divisione di Endocrinologia e Metabolismo all’University of North Carolina School of Medicine. Va capito se questo può essere legato anche a ciò che succede con l’alcol.

A volte effetti collaterali singolari sono stati poi la fortuna del farmaco stesso. La ‘pillola blu’ dell’amore insegna. “Il sildenafil è stato studiato per l’angina pectoris e, proprio durante lo sviluppo del farmaco, si è visto che nei soggetti di sesso maschile causava l’erezione“, ripercorre Pasina. “E’ un effetto indesiderato che non ci si aspettava e che è stato osservato durante la sperimentazione.

Ovviamente l’averlo osservato non ha comportato subito un cambio di indicazione – precisa – però ha fatto sorgere l’ipotesi che si potesse valutare per un’altra indicazione d’uso. Sono stati quindi condotti gli studi che hanno consentito poi l’utilizzo nella disfunzione erettile. Anni dopo è arrivata anche l’indicazione del sildenafil per l’ipertensione polmonare arteriosa“. Quindi una molecola che è diventata un po’ ‘jolly’ grazie a un effetto indesiderato “che si è capito di poter sfruttare per un’altra indicazione“.

Ovviamente, puntualizza Pasina, “la nuova indicazione deve essere valutata formalmente con degli studi adeguati, per capire la dose e per verificare se nelle specifiche popolazioni che poi verranno esposte al farmaco c’è sempre un rapporto beneficio-rischio favorevole“.

Un altro esempio è la molecola minoxidil. In origine era stata studiata come antipertensivo. A fronte di scarsi risultati sulla pressione, si è visto che causava un effetto collaterale singolare: faceva crescere peli e capelli. “Causava irsutismo, in altre parole, e da lì è stato studiato come farmaco per l’alopecia androgenica”, continua l’esperto. “Ad oggi di farmaci approvati per l’alopecia ci sono questo e la finasteride, quindi è rimasta una delle indicazioni d’uso, mentre peraltro quella dell’ipertensione non c’è“. Un effetto collaterale un po’ strano che ancora una volta è stato una chiave di successo del farmaco.

Tra i farmaci che proprio per via degli effetti inattesi sono stati poi sfruttati per altre problematiche, ci sono “gli antistaminici di vecchia generazione come l’idroxizina – prosegue Pasina – che si usa per l’insonnia oppure per i disturbi d’ansia e questa è un’indicazione approvata. Un discorso analogo vale per il trazodone, un antidepressivo“.

Fra gli effetti ce n’era uno diventato d’interesse: faceva dormire. “Per i suoi effetti sedativi viene in realtà usato molto spesso nell’insonnia. Oppure pensiamo agli antistaminici come la scopolamina, che vengono usati per la cinetosi: agiscono su dei recettori dell’istamina che sono coinvolti proprio nella genesi del vomito e quindi questo effetto secondario viene usato per trattare un altro tipo di disturbo”. Questi sono esempi di farmaci per i quali si sfrutta l’effetto collaterale nella pratica clinica, “in alcuni casi un effetto studiato formalmente, in altri meno“.

Rientra nella categoria degli effetti strani quello segnalato pochi anni fa per gli agonisti della dopamina, medicinali che si usano per il Parkinson.Le segnalazioni erano per il pramipexolo e il ropinirolo – ricorda il farmacologo – Sono emersi dall’analisi della segnalazione spontanea il gioco d’azzardo, l’aumento della libido e l’ipersessualità. Non si verificavano con la levodopa da sola, che è il farmaco di scelta per il Parkinson, ma con questi agonisti della dopamina e ovviamente andavano segnalati perché compromettevano in maniera negativa i rapporti con le altre persone e la famiglia.

Quello del gioco d’azzardo tra l’altro era segnalato proprio nella scheda tecnica. Sul sito di Aifa ci sono ancora le note informative in cui si spiega che era emerso questo problema e che il paziente doveva essere informato all’inizio della terapia“.

Ci sono poi farmaci che in rari casi danno un effetto collaterale che è esattamente opposto a quello per cui sono indicati. “I bifosfonati – è l’esempio scelto da Pasina – classe di farmaci che si usa per trattare l’osteoporosi, quindi anti-frattura, in maniera inaspettata hanno fatto registrare delle fratture atipiche del femore o osteonecrosi della mascella e della mandibola“.

Ovviamente “sono eventi rari per cui il rapporto rischio-beneficio rimane favorevole“. Siamo nel campo, spiega l’esperto, “di quelle che vengono definite reazioni avverse di tipo bizzarro, non collegate al meccanismo d’azione o perlomeno che non ci si aspetta siano legate al trattamento e che emergono specialmente dalla segnalazione spontanea. Sono reazioni inattese che si verificano in pochi casi, per cui nello studio clinico non c’è il numero sufficiente per poterle osserva e si riscontrano poi nella pratica“. Il segnale emerge dalla segnalazione spontanea e poi viene da validato magari in studi più ampi. Però sono reazioni imprevedibili.

Sempre nella rassegna degli effetti collaterali più strani si guadagna un posto anche la capacità di cambiare il colore dei denti. Un’azione che “si verifica con alcuni antibiotici, le tetracicline. Si è osservato che in alcuni casi i denti diventavano gialli”, rimarca il farmacologo. Un effetto che, gioco forza, mina la ‘popolarità’ della molecola. In tema di cambiamenti di colore, va ricordato infine, conclude Pasina, che anche altri antibiotici hanno questo potere. In alcuni casi, molto raramente, la lingua diventa nera.

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