Conversano, nella nuova «Farmatruffa» sempre lo stesso medico

L’indagine dei Nas ruota intorno al conversanese Michele Salzo. L’accusa: ricette a pazienti ignari per rivendere i medicinali

Il 1° febbraio, compiuti i 70 anni, è andato in pensione. Michele Salzo, medico di base di Conversano, è il Keyser Söze della sanità pugliese. Come l’uomo invisibile del film con Kevin Spacey, è passato indenne attraverso lo scandalo dei primi anni 2000 chiamato Farmatruffa, di cui fu ritenuto la mente: sette anni di carcere in primo grado cancellati dalla prescrizione, che gli ha salvato il posto di lavoro e l’iscrizione all’Ordine.

C’è di nuovo lui al centro delle indagini della Procura di Bari che martedì scorso hanno portato i carabinieri del Nas ad eseguire 44 perquisizioni. L’accusa è sempre la stessa: prescrizioni truccate per ottenere farmaci truffando lo Stato. Medicinali che stavolta, secondo l’informativa che il 18 giugno i militari hanno consegnato al pm Claudio Pinto, non venivano soltanto de-fustellati e buttati via, ma anche rivenduti all’estero tramite un albanese residente a Mola, Ndue Marashi.

Le accuse, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa allo Stato, falso ideologico e corruzione. Riguardano medici (del Barese e delle province di Foggia, Brindisi e Bat), farmacisti e tre informatori scientifici. «I soliti sospetti», insomma: un film già visto ma sempre avvicente.

Le indagini sono cominciate lo scorso anno da un controllo nello studio di Salzo, dove i Nas rilevarono la presenza di una cospicua quantità di farmaci. Venne fuori che il medico emetteva ricette a nome di ignari pazienti, andando di persona in farmacia a ritirare i medicinali: quelli più «importanti» venivano venduti all’albanese, quelli da pochi euro finivano buttati per le contrade di Conversano. E così è emerso un sistema uguale uguale a quello di 15 anni fa, basato sui rappresentanti farmaceutici e sulla «sistematica promessa e dazione di denaro o altra utilità ai medici che, in cambio, prescrivono i prodotti farmaceutici da loro commercializzati, ai pazienti assistiti»: da qui l’accusa di corruzione. I farmacisti in qualche caso sono ritenuti complici, ad esempio perché avrebbero accettato le centinaia di ricette presentate da Salzo a nome di terze persone.

Le perquisizioni della scorsa settimana hanno consentito di sequestrare computer, telefoni cellulari e agende degli indagati, oltre che migliaia di ricette. I documenti sono stati acquisiti anche dai rappresentanti dei farmaci e nelle sedi delle relative aziende, con l’obiettivo di dimostrare i presunti accordi illeciti: dalle intercettazioni è emerso, ad esempio, che gli informatori scientifici si scambiano le aree di competenza quando devono andare a visitare un medico particolarmente «disponibile».

Stamattina il pm Pinto affiderà l’incarico ai consulenti informatici che dovranno ricostruire i meccanismi. Partendo proprio dal «numero e tipologia» dei farmaci prescritti e «delle utilità conseguite o conseguendi» dalle prescrizioni. Il danno calcolato per il servizio sanitario, dunque per la Regione, è di circa 20 milioni di euro, ma la cifra è anche per questo i militari hanno acquisito dall’assessorato alla Salute un report informatico che mostra le prescrizioni anomale degli ultimi sei mesi. Dati che verranno passati al setaccio.

Salzo (difeso dall’avvocato Antonio Romano) è intanto già a processo per truffa a Bari. Nel 2014 avrebbe chiesto alla Asl il rimborso per 497 vaccini antinfluenzali, un numero superiore a quello dei suoi assistiti: in 107 hanno dichiarato ai carabinieri di non essere mai stati sottoposti all’iniezione. La prescrizione è dietro l’angolo: anche stavolta Keyser Söze potrebbe sparire nel nulla.

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