Il Tribunale di Roma giudica pienamente lecito il comportamento di Roche e Novartis rispetto alle accuse di aggiotaggio. Nei prossimi mesi è attesa la Corte di Cassazione sul ricorso per revocazione presentato contro la sentenza del Consiglio di Stato del 29 gennaio 2019 che nei fatti confermava le sanzioni volute da Agcm. Possibili colpi di scena
Avastin Lucentis, la storia prosegue e a questo punto non si escludono colpi di scena. Dopo l’assoluzione depositata il 21 luglio scorso per il reato di aggiotaggio, da parte del Tribunale di Roma e con una formula che più piena non si può (“il fatto non sussiste”), Roche e Novartis attendono nei prossimi mesi il pronunciamento della Corte di Cassazione a sezioni unite su un ricorso per revocazione presentato da Roche contro la sentenza del Consiglio di Stato del 29 gennaio 2019.
Per inciso, si attende anche l’esito di un altro ricorso, tuttora pendente contro il medesimo provvedimento, presentato alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo per violazioni degli articoli 6 e 7 della Convenzione omonima, relativi all’equo processo e al concetto di nulla pena sine lege (“nessuno può essere condannato per un’azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale”).
La cronistoria giudiziaria del caso Avastin Lucentis
Va ricordato che la citata e contestata sentenza del Consiglio di Stato aveva respinto gli appelli presentati dalle due aziende avversi a un pronunciamento del Tar Lazio risalente al 2 dicembre 2014 che a sua volta rigettava l’impugnazione operata dalle aziende stesse del procedimento avviato dall’Autorità per la concorrenza e mercato (Agcm) il 27 febbraio dello stesso anno. Procedimento che – come sanno anche le pietre – irrogava a Roche e Novartis sanzioni “monstre” nell’ordine rispettivo di 90.539.369 e 92.028.750 euro con l’accusa di aver fatto cartello, almeno fino al 1 novembre 2012. In più operando una serie di comportamenti artificiosi, azioni manipolatorie e persuasive a danno di istituzioni e medici specialisti, al fine di imporre sul mercato un farmaco decisamente più costoso (Lucentis di Novartis) in luogo del meno caro (Avastin di Roche), pur essendo i medicinali bioequivalenti, secondo Agcm.
Due diversi giudizi
Tornando all’attualità della causa penale, nell’attesa di un’eventuale impugnazione da parte del Pubblico ministero, ci si chiede quale riverbero potrebbe avere sui procedimenti civili in corso la sentenza pronunciata a luglio dal giudice Valeria Ciampelli della VI Sezione del Tribunale di Roma. A ben vedere, nelle sue 61 pagine, il testo che ben riassume l’intera vicenda dai suoi albori e ha totalmente assolto gli imputati Maurizio De Cicco (presidente e amministratore delegato di Roche) e Philippe Jacques Barrois (ad di Novartis all’epoca dei fatti contestati), non rilevando alcuna condotta illecita nei loro comportamenti, demolisce l’impianto accusatorio dell’Agcm, dando nelle sue motivazioni una lettura dei fatti opposta a quella dell’Autorità Garante. Soprattutto per quanto attiene il tenore dello scambio di mail intervenuto tra le due società: mirante a compiere un azione collusiva secondo Agcm; lecito e anzi doveroso secondo il giudice, considerati gli obblighi di farmacovigilanza stabiliti dalla legge a carico del titolare dell’AIC (Roche nel caso di Avastin), a prescindere se il medicinale sia impiegato on label (oncologia) oppure off label (uso oftalmologico contro degenerazione maculare essudativa con iniezioni intravitreali).
[continua…]