L’ultima stagione di “Lockdown 2020” e l’aumento di psicofarmaci per combattere ansia e irritabilità

L’ultima stagione di “Lockdown 2020” e l’aumento di psicofarmaci per combattere ansia e irritabilità

La Seconda Stagione “Lockdown 2020” sta per terminare.

Quello che a giugno speravamo di non dover riaffrontare lo stiamo rivivendo con il doppio delle preoccupazioni, dei timori e dell’insofferenza.

Il secondo lockdown tuona quasi come una minaccia, un film già visto che nessuno ha voglia di rivedere tantomeno di rivivere.

L’umore generale di tutti tende alla tristezza, siamo tutti un po’ più preoccupati e l’emozione che più di altre ci troviamo ad esperire è indubbiamente l’ansia.

 

Percepiamo un pericolo, gli organi di senso registrano uno stato di allerta che provocano una serie di reazioni fisiologiche e comportamentali.

Aumenta la noradrenalina che, inducendo uno scompenso del ciclo sonno-veglia e dei livelli di melatonina, ci provoca la perdita di ore di sonno.

E aumenta il cortisolo che aumenta la disponibilità di energia che, a sua volta, incrementa la pressione arteriosa.

Il cortisolo è responsabile di tutte le manifestazioni più tipiche dell’ansia che portano a cambiamenti anche negli stati emotivi e cognitivi; infatti, la concentrazione e l’apprendimento sono rivolte unicamente alla situazione ansiogena. Tralasciamo il resto e consideriamo quello che si sta vivendo come una situazione unica e sconvolgente.
Il corpo è in uno stato di allerta ed è pronto alla fuga!

 

Sotto questo panorama molti di noi abbiamo notato un’esposizione maggiore in TV e nelle pubblicità di prodotti fitoterapici e farmacologici per combattere l’ansia, per migliorare il sonno o per placare l’irritabilità nervosa.

In questo clima i pazienti che si rivolgono al proprio medico curante per avere maggiori informazioni sul corretto utilizzo di psicofarmaci sono in aumento.

E così anche i medici curanti che si rivolgono agli informatori scientifici per avere gli aggiornamenti necessari per rispondere alle esigenze dei propri pazienti.

Ma gli informatori scientifici non fanno informazione solo ai medici curanti. Molti ansiolitici non hanno bisogno della prescrizione medica per questo la vera necessità è dei farmacisti che necessitano di più informazioni possibili per sensibilizzare i propri clienti ad un corretto uso di questi prodotti.

Le domande sono facilmente intuibili ma le risposte non lo sono e ancora una volta l’informatore scientifico è una figura chiave per una corretta informazione e un adeguato supporto a medici, farmacisti e indirettamente ai pazienti.

 

Molti pazienti sono così focalizzati sul farmaco da non chiedere altro che una pozione magica che gli risolva i problemi e da psicologa spesso mi sono trovata a dibattere sulla funzione, utilità e effetti nell’assumere uno psicofarmaco.

I pareri in campo sono disparati, opposti e a volte si creano anche accese discussioni che vedono nascere paradossali gruppi di fan e hater.

 

La storia degli psicofarmaci ci porta molto lontano, a partire dal V secolo vennero creati nelle abbazie i primi laboratori farmaceutici nei quali venivano coltivate piante medicinali come rimedi per l’ansia, l’isteria e la “melanconia”.

Addirittura, molti sostengono che fino agli anni ’60 venisse messo del bromuro nella minestra delle caserme per calmare i bollenti spiriti dei militari ventenni…

Ma la psicofarmacologia moderna nasce effettivamente intorno al 1950. È una disciplina che si è sviluppata recentemente con la scoperta casuale dell’azione sul sistema nervoso centrale da parte di alcuni farmaci che si pensava avessero tutt’altro effetto. Una storia affascinante mai conclusa che forse mai si concluderà almeno fino a quando non sapremo davvero tutto sul nostro cervello.

 

La cosa importante da tenere presente è che non esiste una pillola magica capace di risolvere questioni complesse e multifattoriali, come l’ansia. Tutto ha un effetto se coadiuvato correttamente e contemporaneamente ad un insieme di cambiamenti comportamentali all’interno della nostra vita quotidiana.

Siete d’accordo con me nel concludere con la riflessione che, in questi casi ciò che conta è promuovere uno stato di equilibrio e resilienza che passa necessariamente da una corretta, professionale e qualificata informazione?

 

Bibliografia:
Psicologia clinica, psichiatria, psicofarmacologia. Uno spazio d’integrazione (F. Rovetto)
Psiconeuroendocrinoimmunologia (F. Bottaccioli)

Autore: Angelica Brasacchio

Angelica Brasacchio

Angelica Brasacchio, di origini calabresi, è una persona estremamente curiosa, profondamente affascinata dalle Scienze della Salute e dall'arte della scrittura. Con queste attitudini, decide di iscriversi alla facoltà di Psicologia di Firenze e per anni si dedica alla ricerca neuroscientifica collaborando con alcuni grandi centri di ricerca nazionali ed internazionali, University College of London (UCL), Centro Nazionale di Ricerca di Pisa (CNR), Ospedale San Raffaele di Milano (HSR). Si specializza in Psicoterapia Neuropsicologica Cognitiva e ottiene un Master in Medicina Psicosomatica. Conosce molto bene il mondo farmaceutico in quanto ex dipendente di un Istituto di indagini di mercato in campo farmaceutico come Qualitative e Quantitative Executive Researcher. Come Content Writer e divulgatrice scientifica. da ottobre 2020 si è unita al team di Informatori.it

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