Ciao Francesco, se può interessare.
Riprendo la lettera pubblicata a febbraio sull’accordo T.R.I.S. in cui esprimevo dubbi, non sulla sua importanza sociale e validità, ma su chi avrebbe pagato una volta che si fosse riusciti a farlo nascere attraverso un decreto del Governo.
Il primo dubbio, credo, sia stato sgombrato con l’incontro in Farmindustria l’8 maggio c.a.
Resta il secondo che è legato a variabili non dipendenti dall’INPS e dalle parti sociali interessate ma esclusivamente ai tempi di formazione del Governo. Chiarito il primo dubbio non resta altro che armarsi di pazienza e attendere che i contendenti eletti dal Popolo si decidano a “ Servire il Popolo” e abbiano tra le priorità il licenziamento del decreto.
Le ultime notizie, relative alle competenze che riguardano le parti sociali e l’INPS sono buone perché il lavoro è andato avanti e l’accordo t.r.i.s. è giunto al tavolo della Ragioneria di Stato che, presumibilmente, darà il suo parere subito prima o subito dopo l’estate. Verosimilmente il parere sarà positivo perché l’accordo è conveniente per le Aziende e per l’INPS e i costi per lo Stato sarebbero relativi al mancato versamento della tassazione sullo stipendio che le Aziende risparmierebbero.
Il meccanismo del t.r.i.s. tento di riassumerlo con semplicità, sperando di non banalizzare:
Antonio vuole uscire dal mondo del lavoro 5 anni prima (termine massimo), l’INPS calcola il valore della pensione mensile maturata alla data di fuoriuscita che ammonta ad es a 2000,00 €. L’Azienda verserà, ad un fondo separato dell’INPS che erogherà la pensione mensile ad Antonio, la cifra depurata della relativa tassazione molto onerosa. Praticamente in questo periodo “ prepensione ” l’azienda pagherà tramite l’INPS.
Passati i 5 anni e raggiunto la reale età di pensionamento , l’INPS ricalcolerà la Pensione rivalutandola con i 5 anni di versamenti figurativi.
Aspettiamo, questo è uno dei casi in cui la Pazienza rappresenta una forma d’azione.
Antonio Giammei
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