Stando a quanto condiviso dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, elaborato sulla base dei dati Istat del 2018, il 53% degli italiani si dichiara ampiamente soddisfatto del proprio lavoro. La percentuale di persone che si considerano appagate dalla propria attività professionale è addirittura aumentata nel corso del 2022 rispetto al 2021.
Questi dati rispecchiano anche la categoria degli Informatori Scientifici?
Per cercare di dare una risposta a questa domanda, abbiamo analizzato i primi dati parziali provenienti dall’Osservatorio sull’Informazione Scientifica in Italia lanciato da Informatori.it.
Informatori Scientifici: i primi risultati dell’Osservatorio
L’Osservatorio nasce per fungere da strumento di lettura della professione, una sorta di barometro per rilevare tutte le sfaccettature di chi si occupa di informazione scientifica.
In questo caso, abbiamo preso in esame alcune delle dimensioni utili per comprendere il grado di soddisfazione dei professionisti, e nello specifico:
- La qualità del rapporto con il diretto responsabile o superiore
- Le motivazioni principali per valutare un cambio di azienda
- La situazione post-covid
Queste dimensioni si inseriscono all’interno di uno scenario molto più ampio, dato dalla totalità delle risposte ricevute nell’ambito dell’Osservatorio e rappresentano uno spaccato parziale, aggiornato a luglio.
Quindi, se non hai ancora fatto sentire la tua voce, clicca qui per partecipare al sondaggio anonimo.
I partecipanti
I professionisti che hanno partecipato alla survey sono attivi nell’ambito dell’Informazione scientifica presso realtà operanti nel mondo farmaceutico, nutraceutico o dei dispositivi medici e ricoprono una delle seguenti posizioni:
- Informatore Scientifico
- Area Manager
Il target è variegato, in quanto ha coinvolto tutte le fasce d’età, dai neolaureati ai professionisti over 60, inseriti con contratto a Partita Iva oppure con i CCNL Chimico o del Commercio.
Anche per quanto riguarda il bacino geografico, i rispondenti provengono da tutta Italia: Nord, Centro e Sud.
La figura del Direttore Vendite: cosa ne pensano gli Area Manager?
Per quanto riguarda gli Area Manager, il rapporto con il superiore è tendenzialmente positivo o molto positivo soprattutto per i rispondenti delle fasce d’età tra i 30 e i 40 anni e tra i 50 e i 60.
In questo caso, parlando di superiori o responsabili, ci riferiamo di norma alla figura del Direttore Vendite, il quale ottiene complessivamente un feedback soddisfacente, con alcuni dovuti asterischi.

I dati, infatti, cambiano leggermente e si frammentano per la fascia d’età 41-50, dove osserviamo che la valutazione si spacca nel mezzo, con un 50% di Area Manager che apprezzano il loro responsabile ed un altro 50% che invece dichiara una bassa qualità del rapporto con il superiore.
Medesima spaccatura per gli over 60 con un 50% di Area Manager che reputa il rapporto con il superiore molto soddisfacente ed un 50% che si esprime in maniera tiepida, valutando la collaborazione come “nella media”.
La figura del Direttore Vendite: cosa ne pensano i dipendenti e i professionisti in p. iva
Osservando la medesima situazione a partire dall’inquadramento contrattuale, emergono come decisamente soddisfatti del rapporto con il superiore i collaboratori inseriti con contratto CCNL chimico e coloro i quali collaborano con contratto in partita iva.

Diversa, invece, la situazione per i professionisti inseriti con il contratto del CCNL Commercio che si esprimono in maniera nettamente positiva o negativa, senza valori medi, frammentando in maniera equa le risposte.
Alla luce di questi dati è naturale domandarsi: tale rapporto può essere influenzato dalla natura e dall’impostazione dell’attività, più orientata ad un approccio di vendita nel caso del CCNL Commercio?
Area Manager: come li valutano gli Informatori Scientifici
Passando agli Informatori Scientifici, lo scenario appare anche in questo caso nel complesso piuttosto positivo, con giudizi più che soddisfacenti soprattutto per gli under 30.
Si tratta sicuramente di una fascia d’età a cui prestare particolare attenzione e cura in quanto, per chi si affaccia nel mondo dell’Informazione Scientifica o in generale nel mondo del lavoro, la prima esperienza può risultare determinante.

Salendo con l’età, scende anche in maniera proporzionale la percentuale di gradimento, ma si mantiene nel complesso piuttosto buona. Spicca tuttavia la valutazione degli ISF di età compresa tra i 31 e i 40 anni che, nella maggior parte dei casi, ha un rapporto che giudica “medio” con l’Area Manager.
Area Manager: la valutazione degli ISF dipendenti e in P.IVA
Così come per i Direttori Vendite, anche in questo caso i giudizi maggiormente positivi vengono forniti dagli Informatori Scientifici inseriti con contratto del CCNL Chimico e dai collaboratori in partita Iva.

Moderato, di contro, il feedback degli ISF con Contratto Collettivo Nazionale del Commercio. Anche in questo caso, questo dato può essere uno spunto per ragionare sul tipo di approccio che le aziende richiedono ai team dedicati all’Informazione Scientifica, siano essi più orientati alla consulenza o più inclini ad un approccio di vendita.
Queste due differenti strategie si inseriscono all’interno del più ampio scenario legato alla natura stessa del ruolo dell’Informatore Scientifico, sul quale è necessario interrogarsi e che tratteremo nei prossimi editoriali.
Cambiare lavoro: leve motivazionali
Se da un lato Informatori ed Area Manager si ritengono complessivamente soddisfatti del rapporto con il responsabile, quali sono le motivazioni che spingono i professionisti a lasciare il vecchio lavoro per il nuovo?
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Nonostante la crescente attenzione generale dei lavoratori verso le tematiche di work-life balance e in generale ai benefit legati ad un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, a trainare la motivazione di Informatori ed Area manager è la retribuzione. La zona di lavoro è invece all’ultimo posto: segno di una debole attenzione verso tali tematiche?
Ai primi tre posti, compaiono infatti tutte le principali voci che ruotano intorno alla retribuzione, come l’avanzamento di ruolo e la possibilità di cambiare il proprio inquadramento contrattuale in un’ottica migliorativa.
Seguono il rapporto con il responsabile ed il cambio del target di riferimento. Questi ultimi tre parametri, a differenza dei primi tre, sono strettamente legati alle attività quotidiane di Informatori ed Area Manager.
Trovandosi tutti nel secondo blocco del ranking, si presume che vi sia una buona soddisfazione verso la professione in generale, mentre l’aspetto che i professionisti vorrebbero modificare è prettamente correlato al riconoscimento da parte dell’azienda, sia in termini retributivi che contrattuali.
Questo dato trova conferma anche nelle survey gestite a livello nazionale, legate a tutti i lavoratori italiani. Come riportato all’interno dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, infatti, tra i fattori di maggiore soddisfazione per il 63,7% dei lavoratori italiani c’è proprio l’interesse verso le proprie mansioni seguito dai tempi di percorrenza del tragitto casa lavoro (62%) e dal clima lavorativo (57,4%).
A suscitare invece perplessità troviamo, agli ultimi posti, la stabilità (52,5%), lo stipendio (32%) e l’opportunità di ottenere avanzamenti di carriera (28%).
Informazione Scientifica e pandemia
Nel nostro barometro ideale che si propone di misurare il tasso di felicità degli Informatori, abbiamo preso in considerazione anche il fattore pandemia. Le attività sono generalmente peggiorate rispetto al pre-Covid?
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Per il 33% dei rispondenti la risposta è sì. Tuttavia, prevale un 44% di professionisti che non segnala né un peggioramento né un miglioramento ma prende semplicemente atto della diversa organizzazione delle attività con un incremento degli appuntamenti, insieme ad un 19% che dichiara in maniera aperta di non aver riscontrato nessun cambiamento. I due dati in aggregato rappresentano dunque ben il 63%.
Anche in questo caso, i professionisti dell’Informazione Scientifica, così come per le altre dimensioni prese in esame, mantengono una visione se non completamente rosea, quanto meno invariata.
Alla ricerca della felicità
Il tema della felicità e del benessere, anche al lavoro, sta diventando una prerogativa per molte persone, soprattutto per i cosiddetti Millennials, vale a dire la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996, come confermano i dati 2022 dell’Associazione Ricerca felicità.
In Italia, si tratta di temi percepiti ancora come lontani da una possibile concreta applicazione, ma forse è il caso di non sottovalutare alcuni importanti indicatori.
Avete mai sentito parlare della Great Resignation? Questo termine inglese traducibile come Grandi Dimissioni, fa riferimento proprio al picco di dimissioni registrate in particolar modo nel periodo della pandemia a livello mondiale. Le persone, in maniera crescente, decidono di licenziarsi, con o senza un’altra opportunità tra le mani, e in alcuni casi decidono di misurarsi con settori o ruoli completamente diversi.
Le aziende, quindi, hanno un importante ruolo e sono chiamate ad alzare la soglia di ascolto: mai sottovalutare lo stato d’animo e il benessere dei professionisti.
Cosa ne pensate? Fate sentire la vostra voce partecipando all’Osservatorio dell’Informazione Scientifica in Italia
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