Informazione scientifica, tecnologia o rapporto diretto: cosa riserva il futuro?

Informazione scientifica, tecnologia o rapporto diretto: cosa riserva il futuro?

Ecco perché conterà sempre e comunque la professionalità degli ISF

Il Coronavirus porterà più tecnologia e meno contatti diretti (e forse meno posti di lavoro) nell’attività degli informatori scientifici del farmaco?

Domanda che rimbalza da settimane, come del resto accade per molte altre categorie produttive. Insomma, sono tempi bui per tutti ma una cosa è certa: il mondo farmaceutico e quello della sanità più in generale, hanno considerevolmente alimentato la sensazione che la ricerca e la medicina, sono le uniche strade da percorrere se si vuole affrontare il futuro con una certa dose di serenità e la sensazione di avere fatto tutto il possibile per non farsi trovare impreparati davanti alle sfide che la natura ci riserva per il futuro.

E se tutti – specialisti, professionisti, psicanalisti ed esperti più o meno improvvisati – discettano su quanto ci sta insegnando e ci lascerà il Coronavirus, dal fronte della concretezza si ha la necessità impellente di ripartire. Conti alla mano. Bilanci alla mano. Fatture (poche) alla mano.

Informatori.it ha provato a chiedere tramite i social e anche personalmente al mondo degli ISF come girano le cose, come le loro aziende si stanno organizzando, come, insomma, stanno affrontando la situazione e come la vedono in prospettiva.

Dato per scontato quello che abbiamo detto anche in altri articoli (qui, qui e qui), ossia che sono tempi magri per tutti ma certamente più per le Partite IVA e che, ovvio, il tema sarà riorganizzarsi anche sul piano delle competenze e capacità tecnologiche perché, almeno per ora, cambierà il modo di relazionarsi e di approcciarsi al personale sanitario.

Allarme call center

La questione dei call center che rischiano di prendere piede sul fronte dell’informazione scientifica è uno degli spauracchi per i professionisti del settore.

Qualche azienda, secondo alcuni, starebbe pensando di mandare a casa gli ISF – e la loro professionalità – e mettere mano alla questione attraverso telefonate di operatori. Niente (o poca anima) e in barba al tema della preparazione che, almeno per il settore e per le aziende che ci investono, dovrebbe essere determinante soprattutto di questi tempi. E la professionalità possono garantirla, offrirla e alimentarla solo gli Informatori scientifici del farmaco. Punto.

E così, sul forum aperto da Informatori.it, a chi chiede se qualche collega sta facendo informazione scientifica da remoto, qualcuno risponde seccato: “questi colleghi (se esistono) si stanno scavando la fossa da soli, stanno giusto passando la palla al prossimo call center di turno insieme al posto di lavoro…” e mentre qualcuno ricorda che “per fortuna il 99% dei medici ci vuole a studio”, qualcun altro sottolinea che sì, qualcosa cambierà “ma alla fine i medici ci riceveranno solo ed esclusivamente per appuntamento, così come faranno con i pazienti e così come succederà con tutti i lavori dove c’è il rapporto umano” anche se qualcuno ritiene che dopo mesi senza l’informazione scientifica diretta i medici “potranno fare a meno di riceverci”. Pessimista? Forse. Perché, spiega Anna sempre sui social: “esiste una legge di Stato che regola la nostra figura… prima di fermarci, l’azienda per cui lavoro si preparava ad un uscire con un nuovo farmaco, le aziende non posso fare a meno di noi…”.

Più chiara Ornella, che fa il punto della situazione sul tema dell’informazione remota: “Non è una novità – spiega – e non mi risulta sia bene accetta esattamente come l’invio di mail che vengono direttamente cestinate. In pratica, si presume di poter equiparare l’informazione scientifica alla proposta/vendita di prodotti che vanno dai contratti telefonici ai prodotti per l’igiene. Se fosse stata valida ritenete che le aziende avrebbero continuato ad avere reti di informatori?”. Quesito legittimo ed interessante. Insomma, la categoria si ritiene – giustamente – indispensabile, ma le domande aumentano col passare dei giorni.

Una testimonianza diretta

E così ci siamo rivolti, tra gli altri, a chi in questo mondo è entrato da poco e ha sperimentato dall’avvio della sua professione la tecnologia o comunque il contatto indiretto per sviluppare la propria attività.

Elisa, 28 anni con una laurea in biologia, è nel team di una start-up farmaceutica del milanese e svolge il ruolo di informatore scientifico remoto. “Prima di questa esperienza – spiega – lavoravo sempre nel settore ma in un’altra azienda, mentre da giugno dello scorso anno ho accettato la sfida di questa nuova società, una sfida che trovo entusiasmante nonostante il momento critico”. Elisa conferma che oggi i medici sono giustamente impegnati per l’emergenza: “ho riscontrato una minor reperibilità di alcuni specialisti, ovviamente molti studi che ricevono per appuntamento i pazienti sono chiusi. Indubbiamente c’è una maggior apertura ad un confronto telefonico, molti dei nostri clienti vogliono rimanere aggiornati e quindi abbiamo la possibilità di parlare. Altri, invece, puntano sul contatto diretto e sperano di poter avere di nuovo l’informatore in studio”. Elisa conferma che la sua azienda ha l’intenzione di organizzarsi per il futuro: “investiremo sicuramente nell’informazione a distanza, ma puntiamo anche a ripartire sul campo finita questa crisi. Per ora stiamo facendo un po’ di formazione in remoto, del resto almeno per i primi mesi della ripresa sarà necessario, a mio avviso, usare questi canali alternativi”. La conferma, come per i suoi colleghi, è relativa al fatto che “alcuni medici prediligono sempre e comunque il rapporto diretto, anche se a livello di nuove generazioni qualcosa sta cambiando e forse si potrà implementare la comunicazione a distanza, sempre però tramite informatori scientifici, che rimangono la figura essenziale”. Confermati, infine, i timori per la ripresa, ma questa è cosa comune, resta una situazione “di grande attesa”.

Mario, informatore scientifico, ha risposto via mail al nostro quesito relativo, appunto, all’attività da remoto: “Ho già avuto modo di esprimere quanto penso su questa modalità, non tanto per la modalità in sé, ma per il periodo in cui viene richiesto di attuarla. Tutti oggi sappiamo che un medico, sia un medico di base e a maggior ragione un medico ospedaliero, oggi è chiamato ad un carico di lavoro ed impegno professionale ben oltre la sua normale routine. Chiedere di occupare parte del suo tempo per interagire da remoto con un informatore per parlare, siamo onesti, nel 90% dei casi di prodotti che conosce o di integratori non mi sembra una buona politica.

Per rispondere però al quesito, è chiaro che molte aziende oggi stanno mettendo a disposizione piattaforme per fare informazione da remoto, e non è da oggi che alcune multinazionali abbiano già affiancato questa attività al contatto ‘face to face’. Ed è un grande banco di prova. Può non piacere, ma quanto stiamo sperimentando oggi con i pochi medici che accettano di dedicare un po’ del loro tempo a questa modalità è un modo per ampliare il numero di contatti sul quale si è comunque sempre basato il nostro lavoro. Qualità x Quantità = vendite, è il credo al quale tutte le aziende commerciali devono sottostare. E se la qualità è la nostra professionalità, la quantità è determinata dal numero di contatti, e ormai le aziende sono attrezzate anche per questo tipo di contatti da remoto, che peraltro bypassa, per ora, limitazioni all’accesso, contingentamento delle visite e tutti quei paletti che negli anni sono stati costruiti proprio per limitare quel numero di contatti che sono indispensabili alla vendita. Ho parlato appositamente di ‘aziende commerciali’ e ‘vendite’, se si è onesti tutti sappiamo che noi dipendiamo, di fatto dalle vendite e che le vendite sono parte cospicua della retribuzione di un informatore, a maggior ragione se ha contratto da agente o consulente”.

In parole povere

Insomma, fermo restando che i pareri possono essere disparati e che nessuno ha la verità in tasca, c’è forse una certezza in questo momento ed è legata al fatto che la capacità di chi lavora sul campo come professionista del settore non può certamente essere sostituita da un normale call center e che i mezzi alternativi sul piano tecnologico aiutano, sostengono, danno forza e immediatezza ma dietro deve sempre e comunque esserci sostanza, studio e capacità di affrontare il problema e un confronto con personale sanitario specializzato e formato. Dietro questo, dietro la necessità di avere a disposizione persone preparate, non può esserci nient’altro e questo vale su tutto, anche sulle regole del commercio. Perché, a prescindere dal tipo di medicinali o di prodotti, non si parla di commercio ma di industria farmaceutica e, leggiamo letteralmente, informazione scientifica del farmaco. Le parole non lasciano dubbi: Informazione Scientifica del Farmaco.

Autore: Daniele Vicario



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