Busso di nuovo alla porta dei vostri siti chiedendo ospitalità per parlare di un argomento che pur non riguardando nello specifico l’Informatore Scientifico lo coinvolge chiedendogli un ulteriore sforzo per allontanare ancor di più lo sguardo dal proprio ombelico.
Le poche parole , equiparabili ad un motto, pronunciate da Calenda dopo la sua iscrizione al PD mi hanno tenuto sveglio una notte. Preso dalla curiosità sono andato alla ricerca della sua storia lavorativa e politica, tutta trascorsa con la parte che ritengo non sia portatrice dei nostri interessi. Allora ho guardato nella sua storia familiare e li, forse, ho trovato la risposta ai miei dubbi.
Carlo Calenda, pochi anni fa ricopriva ruoli in Confindustria che lo ponevano come controparte dei lavoratori , finanche avversario quando si è candidato con lista civica creata dai sostenitori e fautori della riforma Fornero che ha prodotto lacrime solo tra i Lavoratori.
Oggi ho udito parole sconvolgenti uscire dalle sue labbra, forse perché la sua educazione familiare è diversa da quella lavorativa e politica di un tempo.
Forse, proprio il suo retaggio famigliare gli ha fatto pronunciare le parole ” bisogna tornare a difendere il Lavoratore e non il lavoro”.
Da quanti lustri, forse sei o più , il Lavoratore non è al centro degli interessi del Sindacato se non nei discorsi istituzionali?
Il Calenda di un tempo, necessariamente portatore degli interessi di Confindustria ed antagonista degli interessi del Lavoratore è divenuto nostro amico?
Mette al centro il Lavoratore e non il lavoro; l’affermazione ha significato importante, concentrando l’interesse sull’individuo non rischia di confonderlo con la generalità del lavoro. Concentrarsi sul Lavoro a scapito del Lavoratore ci ha condotto al virtuale, come avvenuto per l’economia e solo pochi ne detengono la capacità di manovra. Sarebbe auspicabile che il Sindacato tornasse a difendere il Lavoratore perché a difendere il lavoro è sufficiente il Lavoratore.
Negli anni il Sindacato ha fatto il percorso contrario. Dal Lavoratore da cui è nato e si è rifornito di mezzi è passato ad alimentarsi disquisendo sulla difesa del lavoro in generale, insieme alle quote delle tessere ha messo a rendita anche questa difesa più utile Istituzionalmente che economicamente e per mantenerla rincorre esclusivamente e tenacemente il rinnovo dei contratti.
Per devozione a questo Moloch ha abbandonato la difesa dell’Individuo tranne rare eccezioni oltretutto osteggiate al suo interno.
Con le dinamiche attuali se io mi dichiarassi strenuo difensore della natura accreditandomi come interlocutore al tavolo dei suoi grandi difensori o sfruttatori e non mi curassi del boschetto che viene abbattuto a pochi isolati da me, questo non delegittimerebbe il mio ruolo consentendomi di poter continuare a discutere della salvezza del mondo.
Temo che le parole forti pronunciate da Calenda le abbiano udite, dal Sindacato, solo i Lavoratori vissuti al tempo di Di Vittorio.
Sono costernato da questo attuale medio evo , costretto ad assistere a lotte tra bande per l’affermazione del potere personale che nulla ha a che fare con tutto ciò che è Sociale se non attraverso promesse che non dovranno essere mai mantenute.
La controparte di un tempo e’ l’amico di oggi? L’amico di ieri coltiva amicizie che il nostro antagonista di ieri ha abbandonato?
Sono basito.
L’unica cosa che raccapezzo è che il nodo cruciale sta nella differenza tra i sostantivi “Lavoratore” che individua un essere umano e ” Lavoro” che individuando un interesse generale vuole accomunare tutti nello stesso calderone per non garantire nulla ad alcuno.
Il punto è: bisogna difendere il Lavoro o il Lavoratore?
Rifacendomi alla recente storia dei rinnovi contrattuali, dove si è difeso strenuamente il Lavoro, dal 2006 all’ultimo, circa 15.000 ISF sono stati licenziati a favore di una difesa più generale del Lavoro che è passata attraverso accordi tra le parti per aggirare la Legge che individua nell’informatore un ruolo sociale finalizzato all’uso appropriato dei farmaci favorendo invece l’interpretazione di una figura ibrida più utile al privato che al sociale. Riflettendo su questo mi viene da pensare che delegare la difesa del Lavoro non sia utile al Lavoratore mentre sarebbe molto utile che qualcuno si faccia delegare per la difesa del Lavoratore, se il Sindacato c’è si faccia avanti e difenda il Lavoratore anche attraverso i rinnovi contrattuali ma non solo con essi. Il caporalato, diffuso anche nelle grandi aziende, che colpisce soprattutto i Lavoratori più deboli meno tutelabili ( dopo il job act è una schiera crescente) va combattuto con la lotta corpo a corpo e questo, a mio immodesto giudizio , è il senso da attribuire all’affermazione di Calenda.
Finché esisterà il lavoro subordinato ci sarà necessità del Sindacato e della contrattazione collettiva ma troveremo , un giorno, al centro del Sindacato le parole
” Difesa del Lavoratore” ?
Un’ultima chiosa che riguarda più da vicino gli ISF è l’Albo e la sua lunga storia travagliata.
Da 40 anni tenacemente inseguito dagli ISF e puntualmente ad ogni traguardo che sembrava raggiungibile, azzoppato dalla melina di Farmindustria o del Sindacato.
Capisco Farmindustria che vede nell’Albo una limitazione al suo potere di manipolazione dei singoli ISF per ottenere prestazioni più commerciali che scientifiche.
Non comprendo l’astio del Sindacato .
L’Albo non è il demonio, non è un’antagonista del Sindacato , non è un suo concorrente e allora questa diffidenza a cosa è dovuta, a ignoranza oppure a fronte degli ostacoli posti dal Sindacato la controparte gli offre vantaggi di altro tipo?
Così non si difende ne il Lavoro ne il Lavoratore che è l’obiettivo di Farmindustria ed è l’unica , tra tutti gli attori di questo teatro, ad aver sempre raggiunto gli obbiettivi che si è posta ad ogni rinnovo contrattuale.
Antonio Giammei delegato UILTEC RSU Angelini
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