Conferma dalla Federazione degli Ordini professionali: gli informatori possono tornare, basta organizzarsi
Le cose stanno così: il caos generale dovuto all’emergenza Covid, inserito nel caos generale che disciplina, pardon che dovrebbe disciplinare, il lavoro degli informatori scientifici del farmaco, rischia di trasformarsi in una baraonda di dichiarazioni e prese di posizione per difendere questo o quel punto di vista o questa o quella lobby dimenticando completamente la ragione principale per la quale questa professione ha ancora un senso. Questa ragione va ricercata, diciamolo pure, nell’importanza fondamentale di un rapporto costruito su un elemento indispensabile, soprattutto quando si parla di sanità: la fiducia.
Acquisita con competenza, con anni di lavoro, di confronti, di visite, di appuntamenti. Ecco, questi rapporti diretti possono poi sfociare anche in altro (webinar? Conference call? O tutti gli altri termini tanto amati dai media manager di mezzo mondo)?
E tutto questo “altro”, la galassia per dirla in soldoni degli “amanti del digitale”, difficilmente potrà rimpiazzare gli elementi caratterizzanti di una professione che deve guardare al futuro ma che difficilmente può essere stravolta in un periodo così delicato. L’emergenza Covid ci ha insegnato che c’è bisogno di sanità e di una buona sanità e che non abbiamo tempo da perdere dietro alle mezze misure dettate dal risparmio e dai bilanci.
Premessa lunga ma essenziale per entrare nel merito di una questione che in questi giorni ha occupato qualche agenzia e le pagine di un paio di comunicati stampa. La FILCTEM CGIL ci ha fatto sapere che dal fronte di Farmindustria (qui le info) ritengono che i medici di base sarebbero sostanzialmente propensi “ad accettare l’informazione da remoto come strumento comunque utile, a cui si stanno sostanzialmente abituando” (la nota è della Cgil). Informatori.it ha già chiarito la questione riportando l’intervento di Paolo Misericordia, responsabile del centro studi FIMMG, la Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (occhio, leggere bene: la federazione dei medici di famiglia) che ha sostanzialmente ribadito che i medici “preferiscono il contatto diretto e che a fare informazione siano gli informatori scientifici”. A questa dichiarazione (che trovate in questo articolo) aggiungiamo un ulteriore tassello, neanche troppo minuscolo.
Noi di informatori.it avevamo chiesto da tempo un colloquio con la FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi e degli Odontoiatri proprio per capire come stava cambiando il panorama anche per fare le dovute valutazioni sugli aspetti occupazionali.
Ecco, a chiarire ulteriormente la cosa ci ha pensato il dottor Gianluigi Spata, medico di famiglia in Lombardia ed esponente delegato ad affrontare l’argomento proprio dalla stessa Federazione degli ordini dei medici: “Mi chiede se vogliamo gli informatori scientifici in studio? La risposta è assolutamente si”. Prego? “Si, perché si sta sviluppando, direi purtroppo, questa voglia di farla esclusivamente da remoto, telefonica, e per quanto mi riguarda parliamo di colloqui sterili ai quali io, ad esempio, generalmente non aderisco perché si risolvono in pochi secondi. Il mio auspicio – prosegue il dottor Spata – è che si ritorni all’informazione come la si faceva prima: di persona.
Trovo che il rapporto diretto, anche di amicizia e dunque confidenziale e di fiducia che si instaura con gli informatori scientifici del farmaco sia insostituibile e irrinunciabile. Negli incontri di persona riusciamo ad affrontare bene temi importanti che non si riescono a discutere, in maniera adeguata, a distanza”. Abbiamo dunque chiesto al dottor Spata che tipo di organizzazione hanno dato ad esempio i medici della sua zona, a Como, all’informazione scientifica: “Certamente in questo momento siamo oberati di lavoro, ma non rinunciamo all’informazione scientifica per appuntamento. Con un calendario alla mano si può fare tutto ed è giusto non rinunciare, basta organizzarsi”. Le parole di Farmindustria riferite dalla Cgil? “Ho già risposto: gli informatori in studio sono indispensabili, organizzandosi si può fare tutto”.
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