In questi giorni, la “carenza di farmaci” è una tematica particolarmente sentita. Queste problematiche, già presenti nella filiera del farmaco e sostanzialmente note nel passato, hanno subito un’accelerazione in epoca pandemica. Alcune case study illustrano come l’utilizzo di farmaci per presunte indicazioni per il trattamento del Covid -19 abbiano creato disfunzioni nella catena della Supply Chain.
Idrossiclorochina, Azitromicina e fake news
Il caso dell’Idrossiclorochina ha occupato nel 2020 le pagine dei giornali e dei notiziari. L’Osservatorio delle malattie Sporadiche, costatando una crescita esponenziale della carenza di farmaco per le patologie orfane, ha segnalato diverse criticità e le relative difficoltà causate dai trattamenti persi. In seguito a questa segnalazione ,l’AIFA è intervenuta autorizzando il processo di importazione del prodotto.
I “rumors” sui social, il fenomeno del clickbait (acchiappa click) e dei titoli sensazionalistici favoriscono lo sviluppo di una comunicazione in cui prevale la quantità, venendo meno la qualità dell’informazione. Anche se molto spesso queste notizie vengono archiviate come il solito problema di fake news, la recente carenza dell’Azitromicina dimostra un altro nuovo caso di emergenza sanitaria, che mette in crisi la Supply Chain delle aziende e provoca una conseguente e chiara indicazione sull’utilizzo del prodotto da parte dell’AIFA .
Carenza di farmaci: analisi delle cause
Quindi, il concetto di patient centricity, che abbiamo evidenziato nel precedente redazionale, crea un cortocircuito tra modelli comunicativi tipici del Marketing e processi strategici di pianificazione di cui la Supply Chain è elemento essenziale. La carenza di un farmaco da emergenza sanitaria, se analizzata con attenzione, si basa sulla risposta psicologica del paziente. “Semmai mi dovesse succedere qualcosa, intanto cerco di acquistare il prodotto X.” Il concetto di patient centricity dovrebbe tenere in considerazione anche questi stati di ansia generalizzata, che rappresentano la causa della indisponibilità di uno o più prodotti sul mercato.
Nell’immagine che segue vogliamo evidenziare come esistono cause diverse di carenze. Da quelle estreme legate ad emergenze sanitarie come quelle appena esposte, a quelle create da problemi inerenti la produzione quali, a titolo di esempio, erronee pianificazioni, carenze di materie prime, mancanza di materiali necessari al confezionamento.
Una attenzione particolare andrebbe data al fiorire del mercato illecito basato su furti e/o contraffazione. A tutto ciò si può affiancare il lecito parallel export che a causa di un prezzo decisamente più basso in Italia, rispetto al resto dell’Europa, può determinare una carenza nel mercato interno non rendendo disponibile il prodotto al paziente.
Il ruolo della comunicazione scientifica
Non esiste una semplice ricetta che possa restituire al paziente rapidamente il prodotto. Ma sempre nel concetto di paziente al centro, va ricordato che quel prodotto potrebbe essere usato per una cronicità e le conseguenze che ne possono nascere. Il paziente potrebbe decidere di abbandonare la terapia, scelta che, dal punto di vista della sua salute, non rappresenta una situazione ottimale. Senza, poi, tenere in considerazione i potenziali costi per i probabili eventi clinici conseguenti all’abbandono di terapia possono creare al Sistema Sanitario.
La comunicazione scientifica può giocare un ruolo “chiave” tentando di minimizzare i singoli problemi di carenza. Proviamo in modo non esaustivo a sottolineare qualche idea da sviluppare e ampliare.
Come mantenere l’engagment dei pazienti
Il patient engagment non è una attività diretta dell’informazione scientifica, in quanto prerogativa delle funzioni sanitarie (Medico -Farmacista). Tuttavia, l’ingaggio di un paziente è un modello proprio della comunicazione nell’informazione scientifica. Come riportiamo a seguire, Patient Engagment è un modello che comprende aderenza, empowerment, alfabetizzazione culturale del paziente. L’informazione scientifica svolge tutte queste attività, cercando di trovare le forme comunicative migliori affinché il medico, ma anche il farmacista, possano svolgere il ruolo che gli compete con strumenti efficaci ed efficienti.
La carenza di un prodotto del listino, qualunque esso sia, dovrebbe essere comunicata il più possibile in “tempo reale “al medico, e anche al farmacista. Conoscendo il problema, il medico potrebbe prendere una decisione in modo da non lasciare scoperto il paziente dalla continuità terapeutica. Nello stesso tempo, la farmacia può svolgere un ruolo ancora più consapevole nella gestione del front-desk con il paziente. Da più parti si potrebbe dire che se manca il prodotto, poco si può fare, anzi alla fine potrebbe essere “vissuta” come una modalità perdente perché il paziente viene shiftato alla concorrenza. Il nostro parere è che il “cliente” che riceve una informazione di attenzione nei suoi riguardi, come una comunicazione su una carenza, potrebbe esserne professionalmente grato.
Sapere della mancanza di un prodotto dal proprio paziente che dall’Azienda che lo produce riteniamo sia un elemento di alta professionalità, che non può passare inosservato. Il periodo di carenza e poi il successivo rientro del prodotto nel normale ciclo distributivo, permette al medico di preparare il paziente ad uno shift e probabilmente anche, ci auguriamo, ad un recupero di terapia più consapevole. Gli strumenti tecnici di comunicazione, quali newsletter e altro esistono, ma dalla viva voce dell’ISF riteniamo siano molto efficaci.
Come gestire il leadtime della supply chain
Il ruolo manageriale dell’Informazione Scientifica è quello di recepire in tempo reale cosa sta avvenendo sul territorio in merito al Suo listino. Essere informato e comprendere in tempo la situazione è un modello di gestione manageriale competente. Ogni giorno di mancata informazione sulla carenza di prodotto, significa non avere sotto controllo la situazione e dispendere risorse senza ottenere risultati. Attraverso le visite al personale medico e quelle svolte in farmacia, il riuscire a monitorare la situazione, il ricevere il controllo degli stock di magazzino, può migliorare l’operatività e trasmettere feed back alle strutture di Supply Chain. In definitiva si tratta di vera leadership dell’Informatore Scientifico. Quanto tempo va dedicato? Lo stretto indispensabile per migliorare la propria performance.
Come effettuare una comunicazione scientifica nei momenti di carenza di farmaci
L’informazione Scientifica per Sua natura è interessata alle attività comunicative sui prodotti in lancio. Un prodotto in lancio è motivazione. Anche i prodotti che seguono nel piano di ciclo rappresentano elementi di motivazione. Interessarsi anche alle possibili carenze dei prodotti maturi è una opera produttiva e di rientro per la propria immagine personale e della azienda. I Prodotti maturi rappresentano mediamente dal 20 al 30 % del fatturato aziendale. A nostro avviso, anche se questi prodotti potrebbero sembrare assolutamente non prioritari, perché non richiedono attività informativa, se si vuole raggiungere l’obiettivo di centrare l’attività sul paziente, dedicare un adeguato tempo anche a questi prodotti può determinare la differenza nei risultati della microarea gestita. Una carenza di prodotto maturo, se a conoscenza della pianificazione aziendale in anticipo , potrebbe permettere di individuare e razionalizzare le quantità minime da distribuire nella microarea. I pazienti potrebbero in questo modo non abbandonare la terapia e/o non avventurarsi in uno shift e/o ricorrere a modelli “fai da te”. I numerosi casi di una compressa a giorni alterni per allungare i tempi di utilizzo da parte dei pazienti sono conosciuti.
In definitiva, quindi, evitare se si può e dove si può, di vanificare l’opera di aderenza terapeutica alla quale tutti gli attori di sistema sono interessati: Il paziente per primo e con lui Azienda, Distribuzione, Medico e Farmacista.
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