Cambiare lavoro: i campanelli d’allarme per mettersi al riparo da esperienze negative

Cambiare lavoro: i campanelli d’allarme per mettersi al riparo da esperienze negative

In uno degli scorsi articoli abbiamo affrontato il tema della ricerca di lavoro online: attenzione a questi segnali. Tuttavia, la fase di reciproca valutazione tra aziende e persone entra nel vivo nel momento in cui si attiva processo di selezione.

Nel corso dell’iter di colloqui, è necessario non focalizzarsi unicamente su sé stessi e sulla propria performance. L’obiettivo, infatti, non è solamente quello di fare colpo sui recruiter ma è anche quello di prestare attenzione agli interlocutori.

Ecco, quindi, i principali dettagli da cogliere per evitare di incappare in esperienze di lavoro negative.

La candidate experience

Il modo in cui le persone vengono gestite nel corso del processo di selezione è un importante punto sul quale riflettere. Per candidate experience si intende il modo in cui una persona in selezione vive tale esperienza. Ciò significa che l’iter può costituire un’esperienza positiva oppure negativa, a prescindere dal risultato finale (assunzione o non assunzione).

Una strategia orientata all’ottimizzazione della candidate experience si traduce in step di selezione chiari, istruzioni precise, feedback puntuali e soprattutto grande attenzione verso i potenziali futuri collaboratori.

Aziende che adottano questo stile di gestione si dimostrano fin da principio interessate a presentarsi in maniera ottimale e a non considerare come qualcosa di dovuto, insito negli equilibri di tale dinamica, l’interesse delle persone. Questa strategia è un interessante punto su cui riflettere, in quanto denota una consapevolezza in rapporto ai mutamenti del mercato e ai nuovi equilibri.

Tuttavia, posto che anche le aziende cercano di proporsi al meglio, è bene non rischiare di rimanere abbagliati da reali o presunti benefici offerti. Come? Innanzitutto, ponendo domande e ascoltando le risposte.

Una valutazione a doppio senso

Dunque, consapevoli del fatto che anche chi si candida ha diritto a valutare l’azienda, ecco alcuni punti sui quali è necessario ragionare:

  • Iter di selezione molto brevi, veloci e superficiali

No, se si viene scelti dopo uno o due colloqui, incluso quello telefonico, non è perché l’azienda ci considera dei fuoriclasse.

È più probabile che si trovi in forte difficoltà e che stia cercando disperatamente rinforzi a scapito delle persone che si troveranno, probabilmente, di fronte a una partenza in quinta.

  • Forte enfasi sui requisiti che la persona che cercano deve avere

Se a fine colloquio è chiarissimo ciò che l’azienda si aspetta dai dipendenti ma appaiono decisamente più fumosi i vantaggi per chi accetta il lavoro, allora è il caso di tornare dai referenti con una serie di domande.

Siamo certi che l’azienda sia effettivamente orientata al benessere delle persone? È aperta al dialogo oppure è principalmente focalizzata sulle performance dei collaboratori?

  • Cosa ne pensi del matrimonio? Vorrai figli?

Ecco, domande di questo tipo sono uno dei maggiori campanelli d’allarme e risultano discriminatorie. Se i temi di work-life balance sono prioritari, meglio in questi casi cercare l’equilibrio altrove.

  • Iter di selezione infinito

Colloqui telefonici, online, offline, con casa madre, con il capo e perfino con la reception. Eppure, la fine della selezione non si vede ancora. Anche questo può essere un aspetto su cui riflettere come potenziale indice di elevata pressione sui collaboratori data da aspettative impegnative da soddisfare.

Oppure, l’azienda potrebbe avere un approccio indagatore o di controllo verso le persone inserite che, ancora prima di far parte del team, vengono analizzate da tutte le possibili angolazioni, forse in maniera fin troppo attenta. Sfruttiamo questa occasione per porre sempre e comunque domande, anche sull’iter stesso.

La fuga dal vecchio lavoro

Cercare un nuovo lavoro, spinti da un’insoddisfazione o da una volontà di crescita, non è un’attività semplice. Tuttavia, una volta trovata una nuova opportunità, magari dopo mesi di ricerca, la scelta migliore non è mai quella di prendere coraggio e tuffarsi ciecamente nel vuoto.

È corretto e legittimo chiedere tutte le delucidazioni del caso per fugare ogni lecito dubbio in merito a eventuali situazioni, attività, approcci che poco si sposano con il contesto ed il ruolo che si considera migliorativo.

Attenzione, inoltre, alle tentazioni date dall’incremento retributivo o da una situazione contrattuale apparentemente irrinunciabile. Capita che, a fronte di situazioni aziendali problematiche e caratterizzate da un elevato turnover, le aziende giochino questa carta jolly per convincere le potenziali risorse.

Come e cosa valutare per compiere una scelta serena

Va sottolineato che sul piatto della valutazione rientrano molteplici aspetti e, una volta identificate le priorità, devono essere adeguatamente valutati.

Se il focus primario è lo sviluppo professionale, allora è bene privilegiare contesti in cui sono presenti piani di crescita interni e percorsi di carriera definiti. Al contrario, se l’aspetto più importante risulta essere il work-life balance, la medesima azienda potrebbe non essere la scelta migliore, anche a fronte di prospettive di crescita allettanti.

Anche in presenza di situazioni complesse, in cui si avverte l’esigenza di scappare dal lavoro attuale, tentare la fuga accettando frettolosamente un nuovo incarico non è consigliabile. Il rischio è quello di trovarsi dalla padella alla brace.

La regola più importante resta la medesima: indagare e porre domande, sempre.

Autore: Cristina Musumeci



I commenti a questo articolo sono chiusi

Farmaci branded o equivalenti: chi decide l’utilizzo?
Storie che ispirano: Vincenzo, dietro un sogno c’è anche tanto studio

Articoli correlati