“Provate per un istante a paragonare lo studio del vostro medico di base a un piccolo sistema solare come quello dentro cui orbita la Terra: al centro abbiamo il Sole, rappresentato dal medico, dispensatore di luce e (pseudo)sicurezze sotto forma di medicine. I cosiddetti pazienti sono equiparabili ai pianeti e come quelli girano, girano e, a loro volta, sono in grado di far girare… Ogni tanto poi nelle orbite di questo sistema fa la sua comparsa fugace un’altra figura, un essere alieno proveniente da remote galassie: è l’informatore farmaceutico, o medico-scientifico o come meglio vi aggrada, tanto sempre di quell’entità aliena si tratta.”
Così, Stefano Frigieri, ex Informatore Scientifico, ci introduce nel suo meraviglioso nuovo libro dalle sfumature quasi fantascientifiche, dal titolo: Storie da un altro universo, un’antologia da lui curata e pubblicata da Ad Astra Edizioni. Con uno sguardo benevolo e ironico, ci racconta le vite di medici, informatori e pazienti che si intersecano, dando vita a racconti che sembrano appartenere ad altri mondi.
Abbiamo avuto il piacere di discuterne direttamente con Stefano che ci ha spiegato come è nata la sua idea.
Buongiorno Stefano, è un piacere poterla intervistare! Ci racconta come è nato questo libro?
Mi chiamo Stefano Frigieri ed ho fatto l’informatore medico per 36 anni. La maggior parte del mio tempo lavorativo l’ho passato tra sale d’attesa, reparti ospedalieri, case di cura, ambulatori medici.
Ho vissuto per tutto questo tempo in un universo alieno, diverso da ogni altro, che dall’interno sembra normale ma che normale non è. Un mondo che ha regole tutte sue, dove vigono comportamenti del tutto specifici e dinamiche uniche nel suo genere.
Al suo interno s’incrociano tre strade: quella del paziente che cerca cura e attenzione; quella del medico che vuole concretizzare la propria professionalità; quella dell’informatore con il suo semplice bisogno di sbarcare il lunario.
Queste strade spesso collidono con effetti disastrosi. La mia idea era quella di provare a raccontare questo strano universo, spiegarlo e, perché no, anche capirlo leggendo i vari punti di vista. Ho pensato che la cosa migliore fosse quella di raccogliere storie che provenissero dalle tre diverse fonti e vedere se riuscivo a creare un comprensibile effetto d’insieme. Così, credo, è stato il risultato finale.
Le storie raccontate sono reali? Come sono state raccolte?
Sono tutte storie vere o davvero poco romanzate. Ho messo in giro la voce tra medici e colleghi e nel frattempo ho cercato di contattare anche persone estranee tramite un bando di concorso.
La cosa che mi ha stupito è stata che anche chi non aveva mai scritto nulla ma era stato invogliato dal tema a partecipare, ha prodotto qualcosa di buono, scritto con il cuore. Ciò mi ha fatto capire che i problemi che sapevo esistessero, erano davvero condivisi da molti.
Come mai queste storie vengono “da un altro universo”?
Come dicevo, io definisco «Altro Universo» il mondo dell’ambulatorio, l’anticamera dello studio medico, il reparto ospedaliero. Altro perché le stesse persone non si comportano in una ugual maniera in nessun altro luogo. Nel bene e nel male.
È come se attraversare quella porta, della sala d’attesa o dell’ospedale fosse varcare una soglia, entrare in una specie di teletrasporto che trasforma gli animi delle persone e fa compiere loro gesti ed avere atteggiamenti unici.
Può farci qualche esempio?
È ormai normale in questi luoghi pensare a voce alta, esprimere il proprio disagio senza filtri. Succede ovunque si fa una fila, cosa che gli italiani odiano, ma quando c’è di mezzo la salute, o qualcosa che le assomiglia tanto, tutto si amplifica. Purtroppo, viviamo in un mondo fatto di rabbia, frustrazione e dolore. Il tutto condito di sano egoismo.
Qual è il ritratto che emerge in relazione agli Informatori Scientifici?
Con molto affetto e totale comprensione, ma io sono di parte. Ho perciò cercato di evitare racconti di denuncia o di eccessiva autocommiserazione. Uno di questi, per esempio, è stemperato da una buona dose di ironia che aiuta a non prenderci troppo sul serio. Almeno sulla carta. A riderci addosso, insomma.
So bene che non è sempre facile. La situazione è seria, ma ho ritenuto non fosse l’occasione adatta per rimarcare i nostri problemi, sicuramente non per risolverli o anche solo metterli in evidenza. Potevano risultare difficilmente comprensibili per la maggior parte dei lettori. Il rischio, perciò, era di renderci ancora più antipatici. Spero di averlo superato scegliendo i racconti che ci descrivevano nel modo più giusto ed equilibrato.
Questo, e la scelta di non parlare solo di noi, ma anche delle altre due figure esistenti in questo Universo Parallelo (medici e pazienti) cercando, ecumenicamente, di comprendere e far comprendere tutto l’insieme.
E la sua visione del mondo degli Informatori, in base alla sua esperienza, qual è?
Il nostro era il miglior lavoro del mondo. Anche utile, se vogliamo. Basato sui rapporti umani, di amicizia, sicuramente di rispetto. Purtroppo, alcune discutibili scelte (delle aziende e della politica, non voglio e non posso essere più specifico) hanno cambiato il nostro mondo in maniera definitiva.
Il Covid è stata solo l’ultima spallata, nemmeno quella più dura. Per il tipo di mestiere che ho fatto per tanto tempo e con tanta voglia e soddisfazione, non credo ci sia più spazio. Un domani forse ci sarà un nuovo informatore scientifico, più smart e tecnologico. Già si sentono i suoi primi vagiti… o sono urla disperate?
Ha visto dei cambiamenti nelle situazioni, nelle modalità o nell’approccio degli Informatori?
Sì, come dicevo molto è cambiato. Quasi tutto. Il medico è sempre meno disponibile, il paziente sempre più insofferente, la ditta continuamente pretenziosa. Con le dovute eccezioni, ma la situazione è questa.
Rimangono le nostre necessità, anche solo di pura sopravvivenza. Quando penso che nel giro di dieci anni siamo stati ridotti di circa due terzi, mi viene tanta tristezza. Ora però mi sembra il solito lamento dell’anziano nella sala d’attesa («Ai miei tempi…»), perciò smetto.
Può darci un assaggio in rapporto a ciò che possiamo trovare nel libro?
Beh, il racconto che citavo («Vita, miracoli e morte di un informatore medico scientifico») è diviso in tre momenti: la vita, appunto, dell’informatore, che descrive i suo tentativi di trovare una buona ditta, i primi colloqui e le prime esperienze sul campo; i suoi miracoli, cioè i tentativi di salvare il suo matrimonio che sta per fallire per il poco tempo che riesce a dedicargli e per le tentazioni a cui è sottoposto durante corsi e trasferte; la sua morte, virtuale, che è poi invece il suo momento di riscatto. Un altro racconto è invece un noir a sfondo ambulatoriale.
Nel libro c’è anche un bellissimo e sofferto racconto di un medico di montagna che descrive la sua esperienza estrema. Lo consiglio vivamente.
Che consiglio vorrebbe dare agli informatori?
Di tenere duro e sperare in un futuro migliore. Anche solo di finire in bellezza, come è capitato a me. Teoricamente il nostro è ancora il più bel lavoro del mondo!
Grazie Stefano, emerge in maniera tangibile la sua passione verso le storie che ha raccontato attraverso la penna di tanti autori, caratterizzate da una grande ironia ma anche da un velo di malinconia che ha permesso di trattare questi temi con la giusta delicatezza.
È stato un vero piacere per noi poter dare spazio a questa bellissima iniziativa e per chiunque fosse curioso di scoprire tutte le storie narrate, trovate qui il link per acquistare il libro tramite Amazon: https://www.amazon.it/Storie-altro-universo-informatori-farmaceutici/dp/B0B4K1C35F/ref=sr_1_1?&_encoding=UTF8&tag=informatori03-21&linkCode=ur2&linkId=fa899ef890bdd1e035f6d207ba055b11&camp=3414&creative=21718
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