Esiste un istante esatto, nella vita delle persone, in cui la pagina dell’adolescenza all’improvviso si chiude e si entra di colpo nell’età adulta. Nella vita delle aziende, a quanto pare, anche. Per Geopharma, specie rara nel panorama nutraceutico italiano, quel momento porta una data precisa: il 2017. Insieme al nome, quella volta, con due lettere sono cambiati pure la storia e le ambizioni del gruppo.
Due lettere: “pì” e “acca”, a sostituire una “effe”, là, in mezzo al nome. Due lettere. Quanto basta per comunicare l’inizio di un nuovo ciclo.
La voglia di aprirsi al mercato estero. L’ingresso nell’età adulta.
Dalla provincia di Bari, dove è nata, da quel giorno Geopharma si è messa in testa di arrivare ovunque si intravedano opportunità di crescita. Per riuscirci, l’azienda conduce da allora un ambizioso programma di sviluppo. La rete, oggi composta da 45 informatori scientifici, raddoppierà nel giro di tre anni. E agli attuali 12 membri dello staff si uniranno presto altri professionisti, indispensabili per supportare una struttura due volte più ampia. Investimenti sulle risorse umane a cui si sommeranno poi quelli mirati a rafforzare la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti. Perché è questo ciò che rende Geopharma un’eccezione agli occhi dell’intero mercato nutraceutico italiano.
Gestire ricerca, sviluppo e distribuzione dei prodotti, tutto al proprio interno.
Ma cosa succede a un’azienda di questo settore, con un piede sulla rampa di lancio, quando arriva una pandemia e si mette di traverso? Ce lo siamo fatti raccontare da Sara Ruggiero, HR generalist di Geopharma.
A vedervi da fuori, però, non si direbbe che l’emergenza vi abbia scombinato troppo i piani. Anzi.
È vero – ci ha raccontato – usciamo da questa fase più motivati e forti di nuove consapevolezze. Devo dire, però, che siamo stati bravi e fortunati. Bravi, perché siamo riusciti ad attivare in tempi record un piano di formazione professionale per i nostri collaboratori e ad accelerare la digitalizzazione di molti processi in azienda. E fortunati, perché abbiamo capito fin da subito di poter contare su un gruppo di professionisti dotati di grande flessibilità e di una capacità di adattamento davvero importante. La trasparenza nelle comunicazioni, il coinvolgimento continuo e la condivisione di molte scelte ci hanno unito ancora di più alla nostra rete di informatori. Perché hanno trasmesso loro stabilità e fiducia. Se abbiamo contenuto le perdite e rafforzato i rapporti tra e con i nostri collaboratori, lo dobbiamo soprattutto a questi fattori.
Quindi un informatore che si avvicina oggi alla vostra realtà trova davanti a sé…
…trova davanti a sé un’azienda che sa meglio di prima dove vuole arrivare. Che ha idee chiare su come farlo. Che è reattiva al cambiamento.
E che ha obiettivi ambiziosi.
Non che prima della pandemia mancasse ambizione, però. Questo fatto di essere una rarità del mercato italiano, per essere una delle pochissime aziende nutraceutiche a gestire ricerca, sviluppo e distribuzione direttamente in house, ha sempre detto molto delle vostre ambizioni, non crede?
Non è tanto una questione di ambizioni, quanto di identità, di ruolo sul mercato, di qualità dei prodotti offerti. Noi crediamo che gestire all’interno ricerca e sviluppo cambi alla radice la relazione con il medico. Perché sposta il focus dal mercato ai bisogni del paziente.
Ci spieghi meglio.
Certo. Se ci fossimo limitati a distribuire in Italia prodotti validi in altri mercati, quello che avremmo fatto sarebbe stato piegare il mercato italiano della nutraceutica a esigenze che non sono le sue. Invece la nostra ricerca e sviluppo interna riceve input direttamente dal campo, ovvero dalle indicazioni della classe medica che sa esattamente cosa serve al paziente. Nel nostro business la centralità del paziente è un elemento essenziale, irrinunciabile. Il nostro obiettivo è raccogliere le informazioni direttamente dalla classe medica per poi tornare da lei, quindi sul mercato, con un prodotto calibrato al 100% sulle esigenze dei pazienti. In altre parole è il paziente che regola il mercato, non viceversa.
Immagino che questo aspetto incida anche sul tipo di informatore scientifico di cui avete bisogno. Come ve la immaginate la “nuova normalità” per chi fa questo mestiere?
Molto diversa dalla visione “classica” che si ha di questo ruolo, tanto per cominciare. I cambiamenti della professione prodotti negli ultimi anni, cambiamenti che la pandemia ha solo accelerato, richiedono innanzitutto informatori “multitasking”. Dovranno quindi essere più digitali, più abili ad adattarsi ai tempi e perciò sempre pronti al cambiamento. Ma dovranno anche essere in grado di gestire sempre più in autonomia tempo e risorse. Insomma, c’è bisogno che abbiano una cultura imprenditoriale importante. E tutto questo, potrebbe addirittura non bastare.
Non bastare? Cos’è, allora, che completa il profilo dell’informatore ideale secondo voi?
Tutto quello che la preparazione accademica, lo studio e la formazione professionale, per loro natura, non offrono. Ovvero tutte le abilità interpersonali, le cosiddette soft skills. L’informatore scientifico del futuro dovrà essere una persona che integra alle abilità tecniche specifiche della professione doti umane di tutto rispetto.
Nel senso che oltre all’informatore conterà anche l’essere umano che gli sta dietro?
Proprio così. Come dicevo prima, per noi il rapporto con la classe medica è fondamentale per offrire al mercato prodotti calibrati sulle reali esigenze dei pazienti. Quindi il miglior informatore sarà colui che meglio di altri saprà gestire il rapporto con la classe medica e con gli altri protagonisti del mercato.
A tutto questo, però, bisognerà prima o poi anche aggiungere quello che differenzia un informatore qualsiasi da un informatore Geopharma, non trova?
Certamente. Anche perché siamo un’azienda che crede in alcuni valori, e quindi per la nostra rete cerchiamo professionisti che, oltre alle competenze tecniche e alle soft skills appena accennate, condividano anche una cultura aziendale ben precisa.
Ad esempio?
Un informatore Geopharma è un informatore che gestisce la propria relazione con il medico e con la comunità come meglio crede. Questo significa che gode di molta autonomia. Quindi direi che il senso di responsabilità, l’empatia e l’intelligenza emotiva, insieme a una certa propensione all’eccellenza, sono tutte qualità necessarie per entrare a far parte di un’azienda come la nostra.
Certo non deve essere facile per un informatore sentirsi parte di un gruppo lavorando quasi completamente all’esterno.
Lo sappiamo bene. Per questo in Geopharma esistono da sempre momenti di condivisione che vanno al di là dei semplici bisogni di business. Nel senso che alle riunioni nazionali e di area, che servono più che altro per scambiarsi pareri, condividere esperienze e affinare tecniche e strumenti, abbiamo voluto affiancare occasioni di altro genere, di svago ma anche di team building. Con l’obiettivo di sentirci tutti parte di un’unica realtà, pur lavorando in territori diversi. E comunque anche la formazione, che in Geopharma è basata su ogni collaboratore, e che si compone di parti teoriche e pratiche, aiuta molto sotto questo aspetto proprio grazie alla relazione e allo scambio che genera tra informatori di diverse aree e di competenza ed esperienze diverse.
Chiudiamo l’intervista da dove siamo partiti, ovvero dalle ambizioni. Le vostre, lo abbiamo detto, vi stanno proiettando ai mercati esteri. I vostri collaboratori, invece, cosa possono aspettarsi per il futuro?
La certezza di avere un’azienda che tiene alle loro aspirazioni. Personali e professionali. Geopharma cresce se anche i suoi collaboratori sono messi nelle condizioni di farlo. Per questo abbiamo un piano incentivi dedicato a tutti i nostri collaboratori. Un piano che si affianca al piano di formazione professionale e personale che li accompagna sin dall’ingresso in azienda. In quest’ottica, va detto che negli anni sono nate figure nuove, che abbiamo scelto di creare seguendo le inclinazioni personali di ciascun collaboratore. Alcuni esempi sono i congress leader, o meglio ancora i tutor, che supportano l’area manager nella gestione di alcune attività specifiche. Tutto questo prima di diventare essi stessi area manager. Perché lavorare in Geopharma è davvero un’evoluzione continua. E ci coinvolge tutti.
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