La metodologia di approccio alle attività che giornalmente vengono gestite dagli Informatori Scientifici sta attraversando un processo di cambiamento. Abbiamo alle spalle due difficoltosi anni che hanno spinto verso la velocità in tutte le sue declinazioni: velocità legata al cambiamento, all’adattamento, allo sviluppo e all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Ma c’è un rovescio della medaglia. Il periodo trascorso ha anche favorito la lentezza, l’introspezione, la riflessione ed è giunto il momento di tirare le somme: cosa vale la pena salvare e cosa, invece, vogliamo lasciarci alle spalle? Per il mondo dell’informazione scientifica, al centro del dibattito resta sempre il tema delle visite online e degli incontri in presenza.
Sullo sfondo di questo scenario in movimento, il ruolo dell’informatore è stato messo in discussione, criticato, sminuito. Qui, su Informatori.it, ne abbiamo parlato e abbiamo lavorato per invertire la rotta e fornire una corretta informazione. Abbiamo sfatato i falsi miti legati alla professione, parlato del bello di essere un Informatore e lanciato l’Osservatorio indipendente sull’Informazione Scientifica, una survey anonima per dare voce a tutti gli ISF con l’obiettivo di comprendere la frammentata situazione attuale in tutela dei professionisti (clicca qui per partecipare alla survey).
Tuttavia, è bene non dimenticare il ruolo centrale dei medici e l’importanza delle loro preferenze, opinioni e richieste. Per questo, abbiamo deciso di confrontarci con il Dott. Domenico Crisarà, vicesegretario nazionale della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (FIMMG) per capire cosa ne pensano i MMG del rapporto con gli Informatori.
Informatori Scientifici: cosa chiedono i medici
Il Dott. Domenico Crisarà si è espresso in maniera molto chiara: la pandemia ha rafforzato l’esigenza dei medici di poter avere un’informazione scientifica diretta, tramite i contatti umani, senza la mediazione delle piattaforme tecnologiche. “Non è bello essere contattati da un call center in outsourcing o gestire tutti gli incontri tramite Zoom. Si riesce ad essere più rapidi ma i rapporti risultano impersonali” commenta Crisarà.
Emerge dunque come centrale il ruolo dell’empatia, soprattutto per la medicina generale la cui anima risiede proprio nelle relazioni umane. La possibilità di accedere ad un contatto face-to-face con l’Informatore facilita e agevola la creazione di un solido rapporto di fiducia e proprio qui si risiede un importante punto di incontro poiché è questa la base dell’attività dell’Informatore. Le richieste degli ISF a partire dall’inizio della pandemia, infatti, sono sempre state coerenti: le videocall, le telefonate, i messaggi WhatsApp per quanto utili, snaturano la professione e anche i medici concordano.
Strumenti digitali: un ottimo alleato ma non un sostituto
Come evidenziato dal dott. Crisarà, l’utilizzo degli strumenti digitali rischia di far arenare il confronto tra medico e informatore su un piano prettamente illustrativo, senza poter entrare nel profondo del rapporto.
Su questi particolari aspetti, le aziende sono chiamate a riflettere al fine di evitare, esse stesse in primis, di svalutare l’importanza del ruolo dell’informatore in qualità di ponte tra il farmaco e il medico, il tutto a vantaggio del paziente.
Dunque, i medici condannano in toto l’utilizzo delle nuove tecnologie? La risposta è no. Sul mercato sono presenti numerosi tool che consentono di poter supportare efficacemente le attività di medici e informatori, automatizzando alcuni dispendiosi e noiosi task. Alcuni di essi, ad esempio, danno ai medici la possibilità di mettere a disposizione la propria agenda agli informatori. Questi ultimi possono quindi prenotare, in base alle effettive disponibilità e in maniera automatizzata, un incontro presso lo studio, come nel caso di DoctorApp, solo per citare un esempio.
Dunque, ben venga il sostegno delle nuove tecnologie a patto che non snaturino la professione e vadano a migliorare e facilitare determinati processi dispendiosi e di marginale importanza come, ad esempio, il tempo impiegato per concordare gli appuntamenti.
I punti fermi all’interno di uno scenario incerto
Indubbiamente la situazione è ancora in fermento. Non è possibile al momento prevedere con certezza quali saranno le evoluzioni della professione di Informatore e le sfumature che acquisirà nel prossimo futuro. In aggiunta alla pandemia, ulteriori mutamenti si stagliano all’orizzonte, primo fra tutti, la rivoluzione prospettata dal PNRR per la medicina generale.
Nel mare di incertezze, tuttavia, emergono alcuni evidenti punti fermi. E se la voce dei soli Informatori non è sufficiente, non è possibile ignorare anche le richieste dei medici che ribadiscono l’importanza della professione di ISF perché, come sottolineato da Crisarà: “il rapporto tra medico e Informatore non è un rapporto di tipo commerciale ma è basato sulla formazione farmacologica. Per questo non può mancare il rapporto umano per poter costruire una relazione di fiducia reciproca.”
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