La celebre frase “Non mettere le uova in un solo paniere” fu coniata dall’imprenditore americano Warren Buffet che la utilizzò in relazione agli investimenti finanziari. Tuttavia, questa efficace espressione può trovare validità anche nel contesto lavorativo e professionale, con particolare riferimento ad un importante aspetto, quello delle competenze.
Perché ne parliamo su informatori.it? Crediamo che la figura professionale dell’informatore scientifico del farmaco ricalchi appieno questa frase. In passato, le principali competenze richiesta ad un professionista della comunicazione farmacologica erano quelle relative alle conoscenze scientifiche come farmacologia, chimica, fisica ed in generale tutte le aree connesse alle molecole farmacologiche.
Oggi, con l’evolversi degli scenari competitivi e dall’asset di competenze necessarie per poter svolgere al meglio la propria attività, vi è la necessità di possedere particolari qualità che vanno oltre la propria materia di studio. In particolar modo, ci riferiamo a tutte quelle “soft skills” e competenze trasversali quali, ad esempio, la comunicazione, l’intelligenza emotiva e la capacità di analisi.
L’informatore scientifico è una sorta di Territory Manager, una figura che, grazie alla presenza ed all’esperienza maturata in una determinata area, riesce a raccogliere informazioni utili per le aziende con le quali collabora, fornendo un quadro analitico e chiaro di ciò che accade realmente presso studi medici, ambulatori ospedalieri e farmacie, oltre alle analisi predittive di mercato.
Con l’espressione “non mettere le uova nello stesso paniere” si intende suggerire che un informatore scientifico dovrebbe cercare di evitare il rischio di perdere tutto, qualora il paniere si rompa per un qualsiasi motivo non dipendente dal nostro controllo.
L’informatore scientifico investe anni nella propria formazione tramite gli studi universitari finalizzati al conseguimento della laurea, requisito fondamentale ed abilitante per questa professione, diventando così di fatto, una figura altamente specializzata. Il rischio è quello di vedere sminuite queste competenze con il mutamento del mercato del lavoro e con la nascita, come osservato in questi anni, di risorse legate al mondo dell’informazione scientifica ma con un deciso orientamento verso l’area delle vendite.
In passato, il mondo degli informatori scientifici ha potuto sperimentare un periodo particolarmente florido, lontano dall’attuale scenario, eterogeneo e caratterizzato da un alto livello di competitività che ha richiesto un netto cambio di approccio. Il solo background formativo non è più sufficiente.
Decidere di fermarsi all’interno della propria zona di comfort, consolidata dalla lunga esperienza formativa e professionale, rischia di costare caro agli informatori tanto quanto il mettere tutte le uova nello stesso paniere.
Leggere, seguire corsi di formazione, mantenersi aggiornati e sperimentare approcci diversi spingendoci oltre a quest’area di comfort sono attività estremamente importanti per prevenire l’obsolescenza professionale e accrescere la propria “Employability” consentendo di mettere le uova al sicuro, in diversi panieri.
Fonte di ispirazione: articolo di Enrico Zanieri, Business Coach
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