La scorsa settimana abbiamo approfondito la Breve storia dell’informazione Scientifica: dalla riforma alla fine del secolo. Ora proseguiamo con il periodo che va dal nuovo millennio fino ai giorni d’oggi.
La crisi del nuovo millennio
Il nuovo secolo porta diversi fenomeni che hanno inciso profondamente sull’Informazione Scientifica.
Tra i provvedimenti degli anni ’90 c’era stato anche il riconoscimento del brevetto; quindi, l’esclusiva e i tempi di protezione ma ciò prevede anche un termine per questa esclusività. Negli anni 2000 molti farmaci hanno raggiunto, o stanno raggiungendo, questo termine. Ciò ha comportato il proliferare dei cosiddetti generici, più tardi battezzati equivalenti.
In Italia la gestione della scadenza brevettuale è stata fortemente deficitaria soprattutto riguardo il controllo sulla qualità dei generici e le procedure sui prezzi, dove imperava la corsa al ribasso a discapito della qualità del prodotto. Aggiungo che molte Aziende sono entrate nel mercato con i loro generici lavorando solo sulla scontistica in farmacia e trascurando completamente il contatto con i medici, quindi senza assumere Informatori. Questa strategia è stata resa possibile anche dalla possibilità per il farmacista di cambiare il farmaco in ricetta con l’equivalente.
Il quadro è quindi caratterizzato dal crollo dei prezzi e dei fatturati (e il valore medio della singola ricetta continua a scendere da quel periodo fino a oggi), un terremoto per il mondo dell’Informazione Scientifica: fusioni tra aziende di primo livello, intere reti liquidate anche con azioni al limite del legale. In particolare, grandi multinazionali hanno ceduto “rami d’azienda” (cioè centinaia di persone) a dei “gusci vuoti” che dopo pochi anni hanno chiuso, fallendo e lasciando letteralmente sulla strada migliaia di Informatori, talvolta anche senza TFR.
Un altro aspetto molto importante è che la perdita brevettuale ha interessato i farmaci per le patologie più comuni, quindi quelli più prescritti, mentre i nuovi prodotti hanno perlopiù indicazioni limitate, i cosiddetti farmaci di nicchia.
Parliamo di prodotti molto costosi, e remunerativi, ma che non portano un fatturato paragonabile a quello assicurato dalle molecole di fine secolo. In aggiunta, un modo molto efficace per controllare la spesa è l’aumento delle Note Prescrittive, che limitano la rimborsabilità a pazienti ben definiti e, soprattutto, limitano la prescrizione a medici e centri ben definiti.
La combinazione di farmaci di nicchia e note porta le aziende a strutturarsi con reti piccole, poco costose e facilmente gestibili (20 IS impegnano molto meno di 400), vale come esempio l’orientamento a concentrarsi sui farmaci antitumorali. Anche la situazione di questi IS non è comunque facile poiché il progresso porta all’ascesa e al tramonto dei protocolli terapeutici in tempi rapidi: così chi ha il farmaco di riferimento per una certa patologia si può trovare sorpassato da una nuova molecola che azzera le sue prescrizioni.
Il quadro è accentuato anche per le regole del payback. Questo è un meccanismo per cui quando il consumo di un prodotto supera il budget stabilito dalla struttura, ospedaliera o territoriale, l’eccesso di spesa deve essere rimborsato dall’azienda produttrice; lo scorso anno la regola ha interessato, oltre ai farmaci, anche i dispositivi biomedicali. Il fatto che penalizza di più è che il payback scatta indipendentemente da ogni “imprevisto” sanitario o “errore” di programmazione del budget, che spesso si basa semplicemente sullo storico. In pratica è una procedura che blocca lo sviluppo.
Si arriva così al licenziamento per migliaia di Informatori, anche perché nel frattempo sono mutate le regole del diritto del lavoro (il Jobs Act) con la possibilità, per le aziende, di ricorrere anche alle “reti in somministrazione”, in pratica formate da personale interinale con poche o nessuna tutela.
Nella realtà, molti IS, persone di alta professionalità, riescono abbastanza facilmente a ricollocarsi in risposta alla crescita del mercato degli integratori. Per essere precisi, la Legislazione Italiana inserisce nella stessa regolamentazione: gli integratori propriamente detti (con lo scopo di integrare la dieta quotidiana), i prodotti erboristici o botanicals (formulazioni a base di piante, o loro parti, non addizionate con prodotti di sintesi) e i nutraceutici (definizione nata dall’unione dei termini “nutrizione” e “agente farmaceutico”, comprendono sia sostanze naturali che di sintesi).
Per questi ultimi sono pubblicate le Linee Guida Ministeriali che, per ogni sostanza, ne specifica caratteristiche e benefici che sono i soli elementi che possono essere evidenziati al medico. Da notare che per presentare questi preparati ai medici non è necessaria una laurea. Il fatturato delle aziende di integratori è quello che è aumentato di più negli ultimi anni e ha assorbito un grande numero di IS, forse arrivando a pareggiare quelli del farmaco propriamente detti.
La pandemia e oltre
Sull’argomento non vado a fondo perché rappresenta la realtà odierna e quindi non ha bisogno di descrizioni particolari. Voglio solo evidenziare il dato di fatto che la pandemia, oltre al blocco dell’attività sul campo per un certo periodo di tempo, ha portato un lascito che ha cambiato, credo definitivamente, le condizioni di lavoro dell’IS: appuntamenti, visite dilatate (in pratica si è tornati alle 3-4 visite l’anno come all’inizio degli anni ’80) e modalità di visita differenziate (in presenza o da remoto).
Che cosa riserva il futuro agli Informatori
Facendo un confronto tra inizio e fine di questo racconto, un dato da tenere ben presente è che in questi 40 anni sono stati aggiunti 3 mesi di vita in più ogni anno, per il 70% grazie a farmaci e vaccini (dati Farmindustria, prima del COVID). A questo risultato hanno contribuito in modo importante gli IS, perché anche il prodotto migliore ha bisogno di qualcuno che lo faccia conoscere.
In più, credo fermamente che in medicina l’elemento umano non potrà mai essere trascurato: il medico avrà sempre la necessità di incontrare il suo paziente, avere una relazione con lui, per fare una diagnosi e soprattutto per negoziare la terapia (uso la parola “negoziare” perché solo se il paziente è convinto, seguirà i consigli del medico e potrà averne i benefici) e, allo stesso tempo, il medico avrà sempre la necessità di incontrare, avere una relazione, con chi è deputato a presentargli la terapia, non esistono manuali più esaustivi e pronti di una persona competente, l’Informatore appunto.
Un’importante variante da considerare è quale autonomia avrà il medico, perché più la decisione prescrittiva sarà del singolo medico tanto più l’IS dovrà e potrà lavorare in modo “tradizionale” e credo che questo sarà il caso di chi gestisce integratori, botanicals e nutraceutici.
Per quanto riguarda l’etico, il futuro è proiettato verso farmaci sempre più complicati e con un forte impatto sul budget sanitario; di conseguenza i protocolli terapeutici, ospedalieri, locali e/o territoriali, saranno sempre più rigidi. La figura dell’IS avrà così un ruolo allargato: da una parte seguire il medico nell’informazione specifica sul farmaco e sulle sue regole prescrittive; dall’altro interagire con gli operatori che elaborano i protocolli. In più, potrebbe essere necessario seguire l’iter burocratico di acquisizione del farmaco nelle strutture interessate, ospedaliere e/o territoriali.
Aggiungo l’interesse per gli Informatori Scientifici verso il ruolo sempre più importante delle farmacie, ruolo che sta diventando più autonomo e quindi richiede un lavoro specifico. Un tempo, la gestione delle farmacie era delegata a figure prettamente commerciali: il farmacista sapeva cosa ordinare e si faceva influenzare solo dalle eventuali offerte economiche. Ora, la farmacia moderna offre molti servizi e, per essere in grado di diffonderli, il farmacista ne deve avere competenza.
La conclusione è che non basta presentare i propri prodotti al medico, è necessario farlo anche al farmacista; così si ottengono due risultati: la prescrizione medica è facilitata perché il farmacista è in grado di chiarire gli ultimi dubbi del paziente e perché, per una larga parte di prodotti (i prodotti da banco, gli OTC, e quelli Senza Obbligo di Prescrizione, i SOP), il farmacista può consigliarlo direttamente al paziente.
In tutti i casi, che sia un MMG, uno specialista ambulatoriale, un ospedaliero o un farmacista, l’interlocutore dell’Informatore Scientifico avrà bisogno di un riferimento affidabile. Un professionista che, oltre a chiarire l’utilità e l’uso del farmaco in questione, lo guidi nella gestione del paziente, indipendentemente da “cosa ha in borsa”. L’IS dovrà così essere ben preparato su più fronti, clinico e regolamentare, oltre ad una grande conoscenza del territorio e solide capacità relazionali.
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