È giusto accontentarsi della formazione che ci dà l’Azienda?

È giusto accontentarsi della formazione che ci dà l’Azienda?

Io penso di no perché parto dal presupposto che l’Informatore Scientifico sia un professionista e, in quanto tale, sia responsabile e consapevole delle proprie azioni. Questo comporta aver autodisciplina, auto motivazione e disponibilità a cambiare, anche rischiando. In sintesi, l’Informatore deve essere sempre “sul pezzo”, deve riflettere e ottimizzare la sua organizzazione e le sue competenze così come spiegato nel mio ebook che potete scaricare gratuitamente qui. E ora vorrei chiarire la mia posizione in base alla mia esperienza come Informatore Scientifico e come Formatore.

Prima di tutto bisogna avere un certo amor proprio e non fermarsi ad uno standard, è importante andare oltre, allargare la propria zona di comfort. Per farlo, si deve partire dalle caratteristiche personali e trovare le aree di miglioramento; infatti, è l’Informatore che va dal medico e si espone in prima persona. Gli ingredienti principali sono tre: motivazione, altrimenti neanche si comincia; pratica, perché bisogna pur mettere le mani in pasta; ascolto, l’elemento essenziale per trovare la via giusta.

In secondo luogo, è chiaro che le Aziende cerchino di curare al meglio la preparazione su prodotto e ambito terapeutico, concorrenza in primis. Nel fare ciò non viene fatta distinzione tra le persone e così rimangono le lacune personali.

Nella mia esperienza ho sempre cercato di limitare il problema fornendo dispense esaustive; non so quanti le abbiano lette, interamente o meno, ma il mio obiettivo era che potessero fare le veci di un manuale, da consultare quando serve.

Questo vale anche se consideriamo la Formazione Continua, un aiuto importante perché “alza la barra” e rappresenta un momento di confronto. In questo caso, un limite può essere rappresentato dalla metodologia (secondo il mio parere la Formazione a Distanza è facilmente aggirabile e poco motivante, specialmente se sono troppe e troppo ravvicinate) e comunque non risolve le disparità di livello nella competenza.

Si può fare un parallelo con le squadre sportive, dove le Società organizzano gli allenamenti ed elaborano le strategie ma poi ogni singolo professionista, per risolvere un suo specifico problema, si rivolge ad un suo specialista (per esempio il calciatore che si rivolge al podologo).

Le persone non sono tutte uguali

E non possono essere parificate, appiattite ad uno standard.

Anche se si assumono solo neolaureati, ognuno ha la sua personalità e i percorsi universitari sono diversi. Anche se i Corsi di Formazione Iniziale sono lunghi e full-immersion, ognuno recepisce la sua parte di informazioni; perché parliamo di persone adulte con una preparazione, una mentalità, una cultura propria; e, per gli Informatori già operativi la cosa è ancor più marcata.

Credo che anche il Capo Area possa dare un aiuto limitato perché le sue priorità sono soprattutto organizzative e operative.

L’unico che può colmare le lacune e ottimizzare le competenze è la persona stessa. Si può fare un parallelo con quello che succede dopo un corso di lingua: si trovano difficoltà nella vita reale e si deve cercare di integrare e migliorare giorno per giorno in autonomia.

Il primo passo è essere onesti con sé stessi

È necessario fare un esame di coscienza, un’autoanalisi per definire quelle che mi piace chiamare “aree di miglioramento”. Gli ingredienti sono l’ascolto e un giusto grado di onestà intellettuale per riconoscere i propri limiti. Arrivano tanti segnali che fanno capire dove lavorare in priorità; nascondere la testa sotto la sabbia non fa crescere. Un buon punto di partenza è individuare le singole parole e i concetti mal compresi.

Un ambito dove bisogna stare attenti e aggiornati è la clinica, l’ambiente proprio del medico (traduco: la clinica è la lingua che parla il medico). È chiaro che avere competenza sul paziente di cui si parla, cosa manifesta, come si arriva alla diagnosi e quali opportunità terapeutiche gli si offrono, porta ad avere piena consapevolezza dell’argomento, a mirare la comunicazione e, alla fine, ad aumentare la credibilità di fronte al medico. Attenzione: avere un dialogo paritario non significa confondere i ruoli, non spetta all’Informatore fare la diagnosi.

Una maggior competenza sulle problematiche reali del medico aiuta l’empatia, quindi migliora la relazione.

Vorrei condividere la mia esperienza. All’inizio della professione, i miei primi interlocutori sono stati gli psichiatri, medici che fanno del dialogo la base diagnostica e, qualche volta, terapeutica. Esserne consapevoli aiuta a fare attenzione per evitare errori quando si parla con loro. Ho capito presto che esiste una terminologia appropriata e diversa per le diverse scuole. Così ho dovuto documentarmi e cercare di capire come operava ogni psichiatra e che scuola seguiva.

Il discorso è stato lungo ma necessario, perché da quel momento ho capito che, se volevo essere credibile, dovevo essere preparato, preparato nel senso di “informato” ma anche di “culturalmente adeguato” in grado di sostenere una discussione alla pari con il medico, ciascuno con le proprie competenze, e di nuovo emerge l’importanza della relazione (P. Watzlawick – Pragmatica della comunicazione umana – Astrolabio).

Come aumentare le competenze con il “fai da te”?

Abbiamo due binari, ed è importante utilizzarli entrambi: lo studio documentale e la curiosità sul campo. Quest’ultimo è un impegno da non prendere “in solitaria”, è bene coinvolgere altre persone, farsi consigliare, confrontarsi, ascoltare e discuterne. Perché parliamo di una professione legata alla comunicazione.

Personalmente ho sfruttato molto i libri, più o meno specifici, per capire i diversi modi di pensare e ho studiato a fondo i lavori clinici, sui miei prodotti e su quelli della concorrenza (ai tempi non c’era un’inflazione di pubblicazioni). L’evoluzione e il progresso rendono oggi tutto più facile e rapido, basta una corretta ricerca in rete e si trovano molte risposte.

L’altro binario porta a fare domande ai medici, essere curiosi con domande specifiche per farsi spiegare bene le cose o domande aperte per capire i diversi punti di vista. Ancor meglio è fare le stesse domande a più interlocutori, in modo da allargare e approfondire l’argomento. Questo modo di agire è ancora oggi performante: a quasi tutti i medici piace “spiegare” il proprio operato e fa loro piacere avere una persona interessata che li ascolta (D. Carnegie – Le cinque qualità essenziali – Bompiani).

Per entrambe le vie c’è un punto fermo: distinguere le opinioni dai fatti. Perché la base delle competenze deve essere solida così da poter elaborare argomentazioni credibili e inattaccabili.

Il sapere è aziendale, la cultura è personale

La conclusione ha questo titolo perché, secondo me, rappresenta la risposta alla domanda iniziale. L’Azienda deve produrre contenuti, prove solide e impostare una strategia di comunicazione. L’Informatore, in quanto professionista della comunicazione, deve trasmettere questi messaggi, renderli credibili. Per farlo deve costruire una relazione con il suo interlocutore, a questo punto emergono personalità e cultura che sono sue proprie.

In breve, l’Informatore Scientifico per essere credibile deve avere uno spessore culturale che solo un suo lavoro di sviluppo personale può dare.

Questa è anche una risposta all’incertezza sul futuro della professione. Io sono ottimista per le persone più che sulla professione: fare oggi l’Informatore Scientifico non è facile quindi chi svolge questo ruolo ha delle caratteristiche che lo distinguono e lo rendono capace di essere concorrenziale anche domani,

Questo grazie a motivazione, pratica e ascolto. 

Elenco di siti poco conosciuti ma utili per saperne di più.

  1. pdfdrive.com – il più grande sito di download gratuiti, oltre 225 milioni di titoli
  2. refseek.com – motore di ricerca per risorse accademiche, oltre un miliardo di fonti
  3. https://www.pdfdrive.com – contiene un numero enorme di riferimenti in francese
  4. https://link.springer.com – oltre 10 milioni di documenti scientifici: libri, articoli
  5. worldcat.org – ricerca i contenuti di 20.000 biblioteche in tutto il mondo
  6. bioline.org.br – una biblioteca di riviste di bioscienze pubblicate
  7. base-search.net – oltre 100 milioni di articoli scientifici, il 70% è gratuito
  8. http://repec.org – i volontari di 102 paesi hanno raccolto quasi 4 milioni di pubblicazioni
  9. science.gov – motore di ricerca governativo USA con oltre 2.200 siti scientifici

Autore: Roberto Turri

Roberto Turri

Laureato in Farmacia all’Università di Trieste, ho alle spalle oltre 40 anni di attività come Informatore Scientifico, Capo Area, Ospedaliero, Key Account ma soprattutto Responsabile della Formazione. Come Formatore ho inserito 600 nuovi Informatori e ho consentito alla rete di svilupparsi, passando da 50 a 200 persone. Una volta in pensione, ho deciso di dedicarmi alla scrittura.

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