Ottenere un titolo di studio per entrare nel mondo del lavoro ed accorgersi che le conoscenze acquisite non sono altro che una base di partenza.
Se l’esperienza sul campo è la scuola più impegnativa, la formazione continua può costituire un tassello chiave nel percorso professionale di un Informatore Scientifico.
Da un lato, consente alle persone di mantenere viva la curiosità e arricchire costantemente il proprio bagaglio di competenze. Dall’altro, il mercato in rapido movimento richiede professionisti sempre al passo con i tempi. Soprattutto in ambito farmaceutico.
Ne abbiamo discusso con Vincenzo Corbo, Key Account Manager che dopo la laurea non ha mai smesso di studiare.
Ciao Vincenzo e grazie per aver accettato questo incontro con Informatori.it. Iniziamo subito con le domande: come mai ha deciso di intraprendere la carriera di informatore? Cosa ti ha spinto a prendere questa strada?
Quando ero piccolo mi ponevo spesso questa domanda. Ad esempio, molti miei amici volevano diventare medico. Io pensavo e mi chiedevo sempre: quando il medico si trova davanti ad un problema, cosa fa? Nella maggior parte dei casi, prescrive una medicina.
Da questo pensiero è nato il mio desiderio di lavorare nel mondo del pharma, poiché in me c’è la convinzione che l’industria farmaceutica sia uno di quei settori in grado di aiutare concretamente le persone. Forse sembra una risposta banale ma è davvero possibile contribuire in maniera pratica a migliorare la vita dei pazienti.
Quindi percepisci il compito di riuscire ad arrivare a quei pazienti che necessitano della terapia corretta?
Certamente, anche perché ormai si parla sempre di più di terapia paziente-centrica. Tra l’altro ho da poco concluso un master con l’istituto ISTUM dove abbiamo discusso di nuove terapie e di strategie terapeutiche che sono davvero futuristiche.
Anche questo mi ha fatto pensare al ruolo degli Informatori perché ovviamente ci si chiede: ma il medico come fa a sapere che l’azienda farmaceutica sta proponendo un nuovo farmaco? Se non ci fosse la presenza degli Informatori sul territorio, probabilmente il medico ne rimarrebbe all’oscuro.
Hai accennato a questo master di formazione post-laurea che hai frequentato. Secondo te, la formazione universitaria è effettivamente adeguata a preparare le persone per la professione di ISF?
La formazione universitaria fornisce sicuramente delle basi tecniche e legislative per poter svolgere il ruolo ma obiettivamente c’è bisogno di integrare e di specializzarsi in base alla direzione verso la quale si vuole orientare la propria carriera.
Ad esempio, durante il percorso di laurea viene dedicato poco tempo all’analisi dello scenario e del mercato farmaceutico, come pure al tipo di organizzazione, struttura e composizione aziendale.
Intendi anche per capire meglio quali possono essere i diversi percorsi di carriera?
Decisamente. Facendo un esempio, se una persona ha l’ambizione di diventare Sales Manager potrebbe analizzare il percorso lavorativo di un professionista del settore e basarsi sulle sue esperienze svolte.
Ricordo che la prima volta che ci siamo sentiti mi hai detto: “forse la vera formazione inizia nel momento in cui si inizia a lavorare”
È vero, è vero. Guarda, la laurea è un punto di partenza. Per questo motivo i corsi di formazione che organizzano le aziende sono indispensabili per la formazione di professionisti preparati e capaci. Ricordo che il mio primo corso di formazione in una grande realtà italiana durò un mese.
Perché hai deciso di continuare a studiare autonomamente?
Perché ti dà la possibilità di imparare tante cose che magari, con la sola attività lavorativa, non riusciresti ad imparare. Però siamo in un periodo in cui davvero, se non stai al passo coi tempi, rischi di precluderti diverse opportunità.
E se vuoi essere al passo, se vuoi davvero essere propositivo, anche nei confronti del mercato, devi conoscerlo. Personalmente ho la fortuna di svolgere un lavoro per cui ho interesse e passione il quale va ad influenzare anche i miei hobby quotidiani come la lettura, sono infatti un lettore di testi oltre che sul mercato farmaceutico anche sulla storia della farmaceutica.
Questo è un punto molto interessante, perché non sempre si hanno le possibilità per iscriversi a un master o a un percorso di formazione. Andando a ritroso, qual è il percorso formativo che ti ha portato fino a qui?
Dopo la maturità classica ho scelto la facoltà di Scienze farmaceutiche e mi sono abilitato come chimico. Poi ho seguito un primo master nel 2019 in Marketing e Management Farmaceutico. Dopodiché nel 2022, ho conseguito un altro master in Sales Management e Gestione dei Collaboratori.
Al momento sto frequentando un corso di lingua inglese per perfezionare le mie competenze linguistiche, anche se ho la fortuna di avere la mamma madrelingua.
Interessante. Forse spesso si interpreta il ruolo dell’informatore scientifico come strettamente legato al territorio italiano. Perché secondo te può essere utile conoscere la lingua inglese? Ti capita di utilizzarla?
Sì, assolutamente. Lavorando in una multinazionale estera mi capita spesso di viaggiare sia in Europa che altrove. La lingua utilizzata è ovviamente l’Inglese.
Anche lavorando nel marketing è indispensabile la conoscenza della lingua inglese poiché ci fornisce una terminologia essenziale per il lavoro, molti termini sono ormai entrati stabilmente nel lessico Italiano. Va poi considerato che sempre più nuove aziende estere stanno approcciando il mercato italiano.
Quali sono gli obiettivi che ti sei posto, mentre disegnavi il tuo percorso professionale e formativo?
I miei obiettivi sono molteplici, sicuramente ho molta ambizione nel migliorarmi e nell’imparare. Qualsiasi percorso professionale dovrebbe essere basato sulla volontà e sulla curiosità del fare.
Spero di poter avere responsabilità da leader, guidando ed ispirando le persone con passione, entusiasmo e motivazione.
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