Sono riuscita a sentirmi meno sola

Sono riuscita a sentirmi meno sola

Ciao Alvaro, ho appena letto la tua tristezza nel tuo articolo, Il mio lavoro di ISF . Sono trent’anni che lavoro come isf e riesco molto bene a comprenderti, soprattutto riguardo alla “ solitudine “.

La tipologia stessa del nostro lavoro ci porta ad essere fisicamente isolati, non abbiamo pareti materiali che rendano concreto l’ambiente in cui svolgiamo la nostra attività, siamo sempre in mezzo alla gente, ma in realtà con essa non abbiamo nulla in comune, non abbiamo progetti o episodi della vita quotidiana da raccontare, come sarebbe se condividessimo un ufficio o un reparto con altri colleghi. Spesso , quando ne avremmo bisogno, non abbiamo vicino qualcuno a cui dire delle mille difficoltà di una vita normale : le nostre ore di lavoro sono veramente trascorse in solitudine.

Però ricordo un episodio di quando iniziai a fare l’informatore. Allora era normale che il novellino venisse spedito ad affiancare i colleghi più esperti, per vedere come si svolgeva realmente questa attività e colui al quale venni appioppata mi disse due cose: non vedere più di un tot di medici al giorno, iscriviti subito alla Associazione degli Informatori, il perché lo capirai col tempo.
Non mi fu data una spiegazione, in pratica mi venne imposto ed io, da brava pivella, ho obbedito.

E veramente ho capito negli anni il vero significato di quella frase, alla luce dell’involuzione subita dalla nostra professione.
Alla fine il “quanto” ha preso il sopravvento sul “come”: quanti medici devi vedere, quanto fatturato devi portare…. Cosa sarebbe successo se avessimo provato a resistere da subito a quelle pressioni, non è dato saperlo.

L’essere iscritta all’Associazione mi ha aiutata a sentirmi meno sola, perché sapere di avere dei colleghi che hanno i miei stessi ideali, riguardo alla nostra professione, mi dice che è possibile concretizzarli. L’Associazione non è stata in grado di aiutarmi nella pratica, quando mi sono trovata in un Tribunale di fronte alla mia azienda? Tutto dipende da cosa uno pensa che potesse fare. L’appoggio morale che colleghi e amici mi dettero fu sufficiente a spingermi ad andare avanti .

E ancora ora la considero un’insostituibile alleata per l’affermazione dei miei “ideali professionali”, e nella quale ognuno di noi mette a disposizione quello che può, convinta che alla fine, magari non per me che ormai ho una certa età, ma per i colleghi più giovani, la professione di ISF potrà ancora regalare quelle soddisfazioni che io ho fatto in tempo ad intravvedere.
Anche grazie all’associazione sono riuscita a sentirmi meno sola.

 

 

 

Autore: Francesca Boni



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IL MIO "LAVORO" DI ISF
LE OO.SS. LE LEGGI HANNO L'OBBLIGO DI RISPETTARLE

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