Rapporto tra aziende e Informatori: cosa non va?

Rapporto tra aziende e Informatori: cosa non va?

Cosa pensano gli Informatori Scientifici delle aziende che incontrano in fase di colloquio? Quali sono le ragioni per le quali decidono di rinunciare a un’opportunità professionale? I referenti aziendali si dimostrano sempre competenti e preparati?

Uno degli obiettivi di Informatori.it è quello di dare voce ai feedback dei professionisti della comunicazione del farmaco e del parafarmaco, per mettere in luce le dinamiche che trovano spazio all’interno di un mercato nel quale sembra aleggiare un velo di sfiducia tra candidati e aziende.

Aziende: cosa pesa nel giudizio degli Informatori

Partiamo dalla visione fornita dai professionisti che hanno veicolato la propria candidatura alle offerte presenti su Informatori.it. Il 43% di essi afferma di aver avuto un contatto da parte dell’azienda dopo l’invio del CV, il 37% del totale ha effettivamente trovato lavoro mentre il 19% è ancora in fase di selezione.

Abbiamo dunque chiesto a tutti i candidati di fornirci il loro riscontro in merito alla qualità delle aziende. Se per il 70% degli Informatori Scientifici il giudizio delle realtà incontrate è buono o ottimo, emerge un 30% di professionisti che si dichiarano insoddisfatti e definiscono l’azienda per la quale si sono candidati come poco valida o decisamente non valida.

Quali sono, dunque, gli aspetti che pesano maggiormente nella valutazione negativa? Per il 71% degli informatori, in larga misura, le offerte di lavoro non risultano attrattive dal punto di vista della tipologia contrattuale e della retribuzione.

L’aspetto economico emerge come un forte elemento di disequilibrio che va ad innescare un aspro braccio di ferro tra i desiderata degli Informatori e quelli delle aziende, e rappresenta, infatti, uno dei principali punti di conflitto.

Da un lato troviamo gli Informatori Scientifici che percepiscono le aziende come realtà che applicano una strategia al ribasso, e vivono tale approccio come svalutativo. Dall’altro, le società lamentano un’eccessiva attenzione al ritorno economico con una scarsa disponibilità a mettersi in gioco.

Colloquio di lavoro: riflessioni sulla qualità delle aziende incontrate

Oltre agli aspetti economici, il 24% delle persone che si è espressa in maniera negativa in rapporto alla qualità delle realtà aziendali, accusa queste ultime di scarsa serietà ed eticità. Un 5% degli Isf evidenzia inoltre come le attività prospettate non risultino nel concreto allineate alla professionalità in possesso.

Ancora più interessante è quanto condiviso da coloro i quali hanno intrapreso l’iter di selezione, incontrando l’azienda, iter che purtroppo non è andato a buon fine.

Alla domanda aperta, “Come mai valuti in maniera negativa l’azienda incontrata? Raccontaci cosa non ti è piaciuto” abbiamo raccolto alcuni interessanti spunti che evidenziano come il mercato del lavoro si presenti in maniera particolarmente ostica per gli Informatori Scientifici.

Torna nuovamente il tema della questione economica, pietra della discordia, ma non solo: Venialismo, assenza di lettura del cv e riconoscimento delle competenze acquisite. Vogliono solo sapere quanti pezzi di farmaco gli porti al mese – riferisce un candidato.

A questa affermazione fa eco l’amaro lamento un altro Informatore: Provvigioni senza garantito con zone da sviluppare. Cosa credono, che lavorare sia gratis?

Più di una persona, inoltre, segnala scarse competenze da parte dei referenti aziendali in rapporto alla gestione dei delicati processi di valutazione e selezione del personale, per i quali è necessario e fondamentale approcciarsi in maniera preparata, pena una serie di scelte sbagliate e relativi costi a carico dell’azienda.

In un caso, addirittura, si segnala l’assoluta assenza di un contratto di lavoro.

Il grido di malcontento degli Informatori

Lo scenario all’interno del quale operano gli Informatori Scientifici in Italia appare, come sappiamo, spinoso e costellato di criticità. Il sentimento di malcontento, se da un lato non riguarda la maggior parte dei professionisti attivi nel settore, dall’altro coinvolge una buona fetta di Informatori, con numeri che non possono essere ignorati.

Da tempo si parla e si cerca di attivare le dovute attenzioni all’istituzione di un Albo dedicato a questa professione che andrebbe a innescare i dovuti controlli sui vari aspetti che ruotano intorno al rapporto di collaborazione tra aziende e professionisti.

Ma la realtà di oggi vede uno scenario che, frutto di vari orientamenti politici e istituzionali, ha orientato questa professione sempre più verso una deriva commerciale che mal si sposa con l’eticità cardine dei professionisti della comunicazione del farmaco e del parafarmaco.

Appare oltremodo urgente il raggiungimento di un effettivo punto di incontro tra le due parti, aziende e Informatori che in alcuni casi sembrano viaggiare su binari diversi e distanti.

Ci chiediamo se, nel prossimo futuro, potranno trovare luogo opportune regolamentazioni e misure oggettive legate alla professione.

Autore: Cristina Musumeci



I commenti a questo articolo sono chiusi

Calo valore medio dello scontrino in farmacia: spunti di riflessione
Stress, ritmi frenetici, incidenti stradali: fare l’informatore è diventato pericoloso?

Articoli correlati