Quello degli Informatori Scientifici è un mondo articolato, carico di complessità, delusioni e soddisfazioni legate non solo alla sfera professionale ma anche agli aspetti più umani del mestiere, impercettibili e forse nemmeno intuibili da chi, di questo mondo, non fa parte. Non si tratta “solamente” di mettere i medici nella condizione di muoversi con ferma consapevolezza all’interno dell’universo dei farmaci, a beneficio dei pazienti. C’è molto altro.
In occasione dell’iniziativa Il Bello di Essere ISF, Informatori.it ha chiesto a tutti gli Informatori Scientifici di condividere storie, aneddoti, esperienze, in grado di far percepire la ricchezza di questa professione, spesso mal interpretata.
Tuttavia, altrettanto preziosa è la testimonianza dei medici, con i quali gli ISF lavorano quotidianamente. Un nostro lettore, Informatore Scientifico, ci ha inviato una poesia ricevuta da uno dei medici, ormai in pensione, con il quale ha avuto il piacere di lavorare. Si tratta di un’importante dimostrazione di valore che Informatori.it ha deciso di condividere con voi.
Nostalgia
Già tre anni son passati
Quando noi ci ha congedati
Quella Azienda Sanitaria
Che per quasi quarant’anni
Ci ha voluto aver nei panni
Del “dottore di famiglia”,
Che lavora e poco piglia.
Noi, arzilli settantenni,
Che per quattro bei decenni
Scritto abbiam certificati,
Le ricette e gli allegati,
Le richieste per gli esami
L’esenzion dai pagamenti
Il ritorno, sano, a scuola
Il sollievo al mal di gola.
Tutto questo a dei pazienti
Non paganti e petulanti.
No, nessuna nostalgia.
Anzi sì, una mi resta!
Mi ricordo, con piacere,
Delle pause, nel mestiere,
Dei momenti di allegria
Spesi in buona compagnia.
Questi eran, miei signori,
Dati dagli INFORMATORI.
Educati, preparati
Eleganti e profumati,
Sempre pieni di attenzione
Alla giusta informazione.
Un piacere ad ascoltarli.
Ma il momento preferito
Era quando il sottoscritto
Dalla loro valigetta
Vedeva tosto prelevare
Oggettini di ogni specie,
Penne biro con la luce,
Portachiavi con siringa
Quantità di abbassalingua.
Tutto ciò ora è finito,
Niente più quell’Eldorado
Niente saggia informazione,
Quando arrivi alla pensione.
Niente penne illuminate,
O siringhe col carillon
Orologi con dindon.
Quel che resta nel cassetto
Della grande scrivania
E’ una pletora di penne
E uno stock, dieci alla enne,
Di utilissimi postit.
Per fortuna c’è qualcuno
Che non c’ha dimenticati
E così ci siam ritrovati
Questa sera a questa cena.
Dr. Roberto NATALI, dottore triestino
Trieste, 9 luglio 2021
Un doveroso grazie all’Informatore Scientifico che ha deciso di condividere con noi e con voi questa poesia e un sentito ringraziamento anche al medico, che ha saputo raccontare in versi la bellezza di un rapporto, spesso lungo decenni.
I commenti a questo articolo sono chiusi