Storie che ispirano: Armando, da informatore neolaureato a Direttore Vendite

Storie che ispirano: Armando, da informatore neolaureato a Direttore Vendite

Come disse Seneca, “la fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione”. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Armando Tredici, Direttore Vendite di Laboratori Nutriphyt, azienda italiana specializzata in ricerca, sviluppo e commercializzazione di Nutraceutici, Dispositivi medici e Dermocosmetici.

Armando ha alle spalle una di quelle storie che ispirano (come quella di Valentina che abbiamo raccontato in questo articolo): da 12 anni presso la stessa azienda, è entrato in Laboratori Nutriphyt come Informatore Scientifico da neolaureato ed ora è Direttore Vendite Italia.

 

Benvenuto Armando! Raccontaci il tuo percorso professionale

Il mio percorso è iniziato a settembre del 2010 come Informatore Scientifico presso Laboratori Nutriphyt e da allora non ho mai cambiato azienda. All’epoca era una realtà nuova, nata circa due anni prima, per cui era completamente diversa dalla realtà che è adesso.

Ho lavorato circa 6 anni come Informatore poi, a settembre 2016, ho cambiato ruolo e sono diventato Area Manager. Coordinavo un’area che, tra l’altro, non era quella mia storica e nemmeno quella di residenza. Era un’area lontana da casa, nelle zone di Caserta, Benevento e tutta l’area a nord di Napoli. Mi sono trovato davanti a medici che non avevo mai conosciuto prima e in alcuni casi anche Informatori con i quali non avevo mai avuto contatti perché facevano parte di un altro team.

È stata sicuramente un’avventura, in primis per la conoscenza dei singoli membri del team. Alcuni invece li abbiamo poi assunti strada facendo. Uno di questi è anche a sua volta cresciuto ed ora è diventato un Area Manager. Questo però è stato anche un momento di conoscenza mio, per capire che tipo di Area Manager ero.

È stato un periodo complesso?

Sì, sicuramente è stato un periodo complesso, non difficile ma un periodo che chiaramente richiedeva la giusta attenzione e la giusta preparazione. Perché ricordo che è stato forse il periodo durante il quale ho lavorato più intensamente anche perché dovevo cercare di ridurre i tempi di conoscenza del territorio, conoscenza degli informatori, conoscenza del ruolo vero e proprio e per poi cercare di ottenere risultati in risposta a tutto questo impegno.

Successivamente, dopo circa 2 anni, sono diventato Direttore Territoriale di Calabria, Sicilia e Campania al Sud.

Ma la tua crescita non si ferma qui perché ora sei Direttore Commerciale

Sì, nel 2019, dopo circa un anno, ho accettato il ruolo di Direttore Vendite Italia. Purtroppo, poi, a marzo del 2020 è arrivata la pandemia e questo è stato sicuramente il periodo più difficile della mia carriera.

Rispetto al tuo ruolo attuale cosa apprezzi maggiormente?

Sicuramente una delle cose che apprezzo di più è vedere crescere i progetti che ho iniziato. Poi, se amo così tanto il mio ruolo e il mio percorso professionale è anche grazie all’azienda. Dopo 12 anni, è come se fosse casa mia, la mia famiglia, e anche con i titolari ho uno splendido rapporto.

Qual è stata la tua più grande soddisfazione in questi anni?

Sicuramente quella di essere diventato Direttore Vendite e quella di aver visto crescere insieme a me una realtà che è completamente diversa rispetto a dodici anni fa. Una realtà che ha uno spessore a livello nazionale, grazie ovviamente al percorso che abbiamo fatto tutti insieme con il lavoro di tutta l’azienda. Siamo un team coeso e ho dei colleghi Direttori con i quali mi confronto sempre per poter prendere insieme le decisioni migliori.

È un percorso in continua crescita ma, come anticipavi, ci sono stati anche momenti difficili?

I più difficili sono sicuramente gli ultimi due anni. Decidere di fermare tutto è stato un momento forte. Ricordo la mail che ho inviato alla rete vendita, credo il 7 marzo di due anni fa, dove chiedevo a tutti di tornare a casa. In quel momento non avevamo nessun tipo di notizia di informazione, se non quelle poche cose sentite al Tg.

Ricordo anche la telefonata del collega di Venezia che di domenica sera mi anticipò che c’era effettivamente qualcosa di strano che stava succedendo, che per noi al Sud era ancora molto lontano, iniziavano a chiudere negozi e attività.

In quel momento abbiamo deciso di riconvertire l’azienda producendo gel igienizzante e mascherine chirurgiche, proprio per cercare di sostenere la rete di vendita in un momento chiaramente complesso, dove sicuramente e, lo sapevamo, le vendite sarebbero scese, scese di parecchio. Non sapevamo quanto, perché non sapevamo quanto sarebbe durato, però avevamo questa certezza.

Secondo te, quali sono stati gli aspetti decisivi e le tue caratteristiche personali che ti hanno agevolato nel raggiungimento di questi traguardi?

Prima di tutto lo devo alla fiducia che mi ha dato l’azienda in questo percorso di crescita, che è sicuramente fatto anche di errori perché ho iniziato senza esperienza e oggi io stesso mi rendo conto di aver commesso degli sbagli dovuti all’inesperienza.

E poi, dall’altro lato, mi sono preparato e ho studiato a fondo tutti gli aspetti del mio lavoro, in qualsiasi passaggio di ruolo che ho affrontato, dall’Informatore al Direttore. Queste sono le due cose che mi hanno permesso di raggiungere questi obiettivi importanti.

Ma tu, te l’aspettavi questo percorso?

È stato tutto molto graduale. Sicuramente a un certo punto ho sperato di poter crescere diventano Direttore Territoriale ma quello che è venuto dopo non lo avrei immaginato, anche perché era passato poco tempo dal mio cambio di ruolo.

Però si sono create le condizioni favorevoli e mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto: ci sono stati dei cambi interni e io avevo la giusta esperienza. Mi sono trovato ad essere preparato in un momento in cui l’azienda stava facendo delle scelte importanti.

E invece, per tornare proprio alla professione di informatore scientifico, visto che hai alle spalle uno spaccato degli ultimi dieci anni, come si è evoluta questa figura?

Allora, noi produciamo integratori e dispositivi medici e io ho iniziato quando l’integratore era quasi bistrattato anche dai colleghi del farmaco. Ricordo molto spesso che quando mi presentavo agli altri informatori, molti dei quali oggi lavorano con gli integratori, si creavano quasi due fazioni distinte all’interno dello stesso ambulatorio, proprio perché esisteva il farmaco e poi esisteva questa cosa strana chiamata integratore che 12 anni fa non era così radicata nel mercato. Ora le cose non stanno più così.

Però, il cambiamento vero e proprio dell’informatore è avvenuto negli ultimi due anni, dove non si accede più liberamente negli ambulatori. Oggi si programmano gli incontri, si deve fissare l’appuntamento, si affrontano i momenti in cui l’ospedale resta chiuso perché c’è un aumento dei contagi. Il cambiamento più grosso è avvenuto ora.

Cosa consiglieresti a un aspirante informatore?

Se entri in un’azienda concediti del tempo per capire, non dico restarci per sempre perché potrebbe non essere il lavoro per te o l’azienda per te, però datti un po’ di tempo cercando di non farti distrarre da eventuali proposte di altre aziende che fanno grandi promesse.

Anche perché solitamente quando ci si vende, e vale anche per le aziende nei confronti dei candidati, ci si vende sempre meglio rispetto a come si è realmente quindi, datevi del tempo.

 

Autore: Cristina Musumeci



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