“Sa cosa le dico, che in effetti se ci fosse stato un albo oggi forse saremmo in una condizione lavorativa diversa. Magari avremmo avuto indicazioni precise, non in ordine sparso come stanno arrivando oggi, e qualcuno avrebbe avuto voce in capitolo. Insomma, sarebbe un’altra storia ma di questo parliamo da anni e oggi si può fare davvero poco”. Gianluca Iori è un informatore scientifico del farmaco che opera in Emilia Romagna. Un punto di riferimento per i colleghi del territorio che è arrivato a creare un gruppo Facebook (“Informatori scientifici Emilia Romagna”) che conta centinaia di iscritti e che è luogo di confronto per i suoi colleghi che raccontano storie più disparate e che esprimono – come tutti, soprattutto sui social – la frustrazione per il momento che stiamo vivendo e per le incertezze nelle quali la loro categoria è costretta a muoversi. Le cose stanno pressapoco così: molte regioni dall’inizio dell’emergenza non hanno fornito indicazioni precise: il lavoro in alcune zone è andato avanti, in altre è stato bloccato. Tutto è stato lasciato alla sensibilità delle aziende, degli informatori stessi o delle Regioni che in alcuni casi (pochi) si sono organizzate (Provvedimenti regionali per la sospensione dell’attività di informazione scientifica presso le ssr) praticamente bloccando le attività.
L’albo e la mancanza di confronto
Iori non ha dubbi rispetto a quanto sta accadendo anche perché ne parla con i suoi colleghi anche sulle varie chat di gruppo nelle zone di Parma, Reggio e Modena: “Il problema – spiega – non è tanto che dobbiamo rimanere a casa visto che molti, in numerosi casi, si erano già organizzati evitando visite dai medici almeno dall’ultima settimana di febbraio. La questione, per chi ha un contratto, è legata alla gestione

dell’emergenza dal punto di vista lavorativo: temiamo provvedimenti come cassa integrazione, consumi di ferie e molto altro. Insomma i contraccolpi, come per tutti, sono dietro l’angolo”. Soprattutto per le partite Iva: “Indubbiamente – prosegue Iori – il tema delle partite Iva è estremamente delicato. Sono colleghi che hanno il loro guadagno legato al fatturato e ovviamente sentono più di tutti la pressione di questo momento nella nostra categoria. Insomma esiste un rischio concreto di drastici cali, si tratta di mantenere il lavoro anche dopo questa emergenza”. Iori parla dell’emergenza Coronavirus come di una situazione eccezionale che, ovviamente, ha costretto le aziende a muoversi alla giornata sul piano organizzativo. “Ci sono società – spiega – che lavorano in ordine sparso con decisioni prese dall’alto mentre in altri casi – aggiunge -, viene rimesso tutto alle scelte delle Regioni. Insomma viviamo un momento di disorientamento difficile da raccontare e l’augurio è che anzitutto il Governo dia risposte concrete a tutti, sul piano del sostegno anche economico. Non sappiamo davvero cosa ci riserva il futuro. Quello che posso sottolineare – conclude – è che a monte c’è il problema dell’albo ma anche della bassa sindacalizzazione della nostra categoria che in queste zone può almeno contare su Fedaiisf”.
Altro che contratti

Antonella Piedimonte di Napoli è uno degli amministratori del gruppo Facebook “Informatori Scientifici d’Italia” che oggi conta oltre settemila iscritti. “Ovviamente in questo momento di grande caos – spiega – viene fuori il tema dei contratti e della gestione di questa emergenza sul piano organizzativo. Certo – sottolinea Piedimonte – la situazione delle partite Iva è molto peggiore”. Sul gruppo Facebook si parla di aziende “che non offrono contratti solidi”. “In alcuni casi non esiste un consolidato, un fatturato, esistono – spiega – i pochi centesimi che vengono dati agli informatori, soprattutto giovani, che per fare esperienza devono anche in alcuni casi rimetterci. Molti parlano della mancanza di un fisso per i nuovi agenti assunti e questo contesto, inserito in questa emergenza, crea problemi infiniti soprattutto per l’assenza di chiarezza sul piano contrattuale. Quello che manca è un albo che tuteli la categoria. Ovvio – prosegue – che la situazione in questi giorni è più preoccupante e che molte aziende sono costrette a muoversi e dare indicazioni senza una linea di condotta unitaria su tutto il territorio nazionale. Il nostro è un lavoro fatto di rapporti e questa mancanza di chiarezza non aiuta la categoria anche ad interfacciarsi con gli operatori sanitari, soprattutto in vista del futuro. Per fortuna ci sono realtà estremamente organizzate che hanno messo in pratica lo smart working e si organizzano il lavoro via Skype. Io, ad esempio, non mi sto muovendo e l’azienda ci ha chiesto di non farlo organizzandoci da casa. Insomma, come per tutto, anche nel nostro settore c’è chi ha le idee chiare e chi no, ma quella che manca è un’informazione unica da parte delle autorità”.
Poca rappresentanza
“Se manca un albo? Cosa vuole che le dica ora. Certamente c’è un problema di rappresentanza e quando ci sarà da discutere, speriamo, sulle manovre che il Governo vorrà intraprendere per dare sostegno a tutti i settori, compreso il nostro, mi auguro che qualcuno ci tenga in considerazione perché per le partite Iva come me e come la maggioranza dei miei colleghi è davvero dura”. Così un informatore scientifico che opera tra Umbria e alcune zone della Toscana, conferma con parole povere quello che i suoi colleghi hanno già affermato in precedenza. Da nord a sud la voce è sempre la stessa: poca chiarezza per gli informatori e per le stesse aziende, da parte del Governo “e così – sottolinea ancora il nostro interlocutore – ci siamo mossi a macchia di leopardo seguendo, dove possibile, anzitutto il buonsenso nostro e delle aziende e poi le varie ordinanze, i decreti, le indicazioni di Asl, medici e regioni”. Il caos. “Ora le cose si sono ormai cristallizzate ma per noi, come per molti in Italia, saranno davvero tempi difficili. Oggi ho solo una consolazione – conclude l’ISF – che almeno questi giorni sto risparmiando il carburante. Come accade in moltissimi casi, benzina o gasolio sono a carico nostro, e alla fine dei conti sarà una spesa in meno. Però non importa, torneremo a fare il nostro prima possibile perché ora il primo pensiero è che l’Italia esca da questa emergenza”. Sarà forse l’occasione per guardarsi indietro ed evitare di ripetere qualche errore, anche sul piano sindacale, lavorativo e delle aspettative professionali e di vita di tutti, compresi gli informatori scientifici. Vedremo quali saranno i provvedimenti del Governo.
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