Il caos e la mancanza di un sostegno alla categoria: il caso torna (di nuovo) alla Camera

Il caos e la mancanza di un sostegno alla categoria: il caso torna (di nuovo) alla Camera

“Scusate colleghi, qualcuno dalla zona rossa? Come si stanno regolando i medici?”. “Boh, in quella gialla ci fanno entrare ma serve la certificazione, però non per tutti”. “Scusate ma del decreto ristoro si sa niente? Il nostro codice Ateco è stato considerato? Nei prossimi giorni ci saranno le scadenze fiscali…”, “eh no, niente. Non siamo stati inseriti”.

Basta fare un giro su internet per rendersi conto (sì, lo diciamo da mesi) del caos che regna sovrano intorno all’attività di informazione scientifica del farmaco. Ripetiamo, così per fare mente locale: gli informatori in assenza di un albo o – per essere pratici – di qualcuno che rappresenti la categoria nella sua interezza, continuano a non avere voce in capitolo in una situazione di caos generalizzato dove esiste una normativa che regola l’attività (normativa a metà) che non è adattabile all’emergenza sanitaria per la pandemia.

In questo calderone il Governo continua a non mettere mano alla questione, a non fornire alcuna indicazione alle Regioni le quali, ovviamente, si muovono in ordine sparso dando regole (abbiamo parlato di alcune perle, per esempio in Lombardia, proprio qualche settimana fa) spesso incomprensibili e che non sono attinenti alla realtà dei fatti. Inutile dire come questa situazione si riflette sull’operato dei medici e delle strutture sanitarie.

 

Da Montecitorio

La conferma di quanto sta accadendo arriva anche da un esponente della maggioranza di Governo che, per dirla tutta, cerca di affrontare la questione da diversi mesi e da altrettanto tempo ormai fa i conti con una scarsa sensibilità politica (se non istituzionale) rispetto al tema da parte dello stesso esecutivo e dei ministeri competenti.

L’onorevole Rosa Menga, deputata del Movimento 5 Stelle, non ha alcun dubbio sull’esigenza di chiarire lo scenario in cui si trovano ad operare gli informatori scientifici e, contattata da Informatori.it proprio per fare il punto della situazione, conferma il suo impegno proprio in queste ore per sollecitare ulteriormente il Governo: “Mentre parliamo – ci spiega – sto terminando di preparare una interrogazione a risposta immediata in commissione e che spero possa essere depositata entro questa settimana, dove ricordo al Ministero l’accoglimento di un mio precedente ordine del giorno sul tema presentato in occasione del decreto cura Italia che proponeva di emanare direttive univoche.

Ecco, proprio per fare il punto e sollecitare un ulteriore chiarimento, con questa interrogazione spero di avere aggiornamenti, visto che mi risulta che la categoria continui a navigare a vista con direttive difformi nelle singole regioni e addirittura nelle Asl”. L’onorevole Menga conferma uno scenario incredibile dove, “ci sono ospedali che chiedono agli informatori di incontrare i medici fuori dai reparti ospedalieri senza spiegare esattamente quale sarebbe invece il luogo deputato per questi appuntamenti”.

 

Niente codice Ateco (e nessun sostegno concreto)

Il codice Ateco e il sostegno alla categoria che appare di fatto ignorata anche nell’ultimo decreto del Governo, è altro tema per un incontro presso il Ministero del Lavoro: “Siamo in presenza di un problema che nasce sempre dal mancato inquadramento di questa figura. Detto ciò, a prescindere dal fatto che chi è coperto da un contratto di lavoro non ha a che fare con questo problema, per gli altri c’è la necessità di capire come muoversi per supportare il più possibile la categoria dei liberi professionisti.
Per questo motivo, la settimana prossima conto di recarmi al Ministero del Lavoro per capire come confermare un concreto sostegno alla categoria, vista la mancanza di un codice Ateco specifico per questa ultima ondata di contributi”.

 

Il tempo del confronto e delle proteste

In questo quadro a tinte fosche, in piena pandemia con l’esigenza sempre più pressante per il personale sanitario di accedere ad informazioni scientifiche da fonti certe, aggiornate, capaci e professionalmente preparate, la categoria si ritrova a fare i conti con un atteggiamento che sul piano politico continua a considerarla marginale.
Questa la realtà dei fatti. Sui social le proteste aumentano giorno dopo giorno e qualcuno ha portato in piazza, per esempio a Trieste la scorsa settimana, questo malessere. Servirà a qualcosa? Non è dato saperlo. Quello che sappiamo è che in epoca di fake news, in un momento come questo, rinunciare all’informazione scientifica può voler dire moltissimo non solo sul piano occupazionale ed economico ma anche per la capacità stessa del sistema sanitario di dare risposte efficaci a tutto ciò che resta da fare, anche oltre il Covid. E non è poco.

Autore: Daniele Vicario



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